Folgorato, chiesto il giudizio per l'azienda

Sabato 19 Ottobre 2019
Folgorato, chiesto il giudizio per l'azienda
IL CASO
UDINE Morto folgorato a soli 37 anni, al suo primo giorno di lavoro. Il Pubblico ministero della Procura di Pordenone Federico Facchin, ha chiesto il rinvio a giudizio per il reato di omicidio colposo per due figure apicali della ditta per la quale il giovane operaio interinale Donato Maggi aveva appena iniziato a lavorare, la Friul Montaggi srl, oltre che per la stessa azienda, con sede a Porpetto: Dionisio Trevisan, 69 anni, di Precenicco, dirigente e responsabile del cantiere incriminato; e Aldo Bertoia, 50 anni, di Latisana, in quanto titolare di fatto e datore di lavoro. Il Gip Rodolfo Piccin ha fissato l'udienza premiliminare per il 15 giugno 2020.
L'INFORTUNIO
L'infortunio mortale avvenne il 7 agosto 2018 nel cementificio Buzzi Unicem di Fanna (inizialmente era stato indagato anche il direttore dell'impianto, Franco Bruno Bombarda). Maggi, originario di Carosino, in provincia di Taranto, sposato da soli cinque mesi con la moglie Elisa e stabilitosi a Ragogna, era stato assunto con contratto a tempo determinato (dal 7 agosto al 1° settembre) dall'agenzia interinale Tempi Moderni, in somministrazione di lavoro alla Friul Montaggi, con la qualifica di operaio e per la mansione di manutenzione impiantistica. Com'è emerso dalle indagini condotte dagli esperti della Struttura complessa di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro dell'Aas 5 Friuli Occidentale, il lavoratore, però, non aveva alcun attestato di formazione specifica in materia di sicurezza sul lavoro e non vi erano evidenze circa l'avvio ai relativi corsi.
Quel giorno Maggi, appena giunto sul posto di lavoro, alle 7.45, venne mandato all'interno di una cabina di trasformazione del cementificio: l'incidente si verificò alle 8.05. La Friul Montaggi aveva ricevuto l'incarico dalla Buzzi di realizzare una struttura atta a rimuovere il trasformatore trifase posto all'interno della cabina. Trevisan, che doveva occuparsi del lavoro con Maggi, una volta rimosse le mattonelle, avrebbe ordinato al 37enne di iniziare a smontare le coperture del trasformatore, che risultava ancora sotto tensione: un'operazione che però non solo Maggi ma nessun dipendente della Friul Montaggi avrebbe dovuto effettuare, in quanto la convenzione con la Buzzi riguardava lavori unicamente di natura meccanica.
Purtroppo Maggi ha proceduto, e quando Trevisan, assentatosi per qualche minuto, è tornato alla cabina, lo ha trovato accasciato sul trasformatore. Gli era stata fatale una scarica che gli aveva procurato - come stabilito dall'autopsia - un arresto cardiocircolatorio. Inutili i tentativi di rianimarlo, durati quasi un'ora.
Il Pm ha quindi chiesto il processo per Trevisan e, in quanto datore di lavoro, per Bertoia, accusati di aver causato la tragedia per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia nonché violazione delle norme disciplinanti la prevenzione degli infortuni sul lavoro. A Trevisan, in particolare, si imputa di aver adibito il lavoratore a svolgere un lavoro non elettrico in prossimità di parti in tensione; a Bertoia di averlo adibito a svolgere un lavoro in un contesto (una cabina elettrica) del quale disconosceva i pericoli potenziali nonché i rischi specifici che connotano i lavori di manutenzione impiantistica, nonché senza averlo informato e formato prima dell'avvio della mansione. Significativa la chiamata in causa anche dell'impresa in quanto soggetto giuridico. Maggi, oltre alla moglie Elisa, ha lasciato nel dolore anche i genitori Anna e Angelo e i fratelli Antonella e Daniele che si sono rivolti a Studio3A per fare piena luce sui fatti e sulle colpe.
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