Foibe, Fedriga: no ai negazionismi dell'Anpi a Parma

Martedì 5 Febbraio 2019
Foibe, Fedriga: no ai negazionismi dell'Anpi a Parma
IL CASO
UDINE Una condanna «con forza». Così il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, interviene sul pensiero negazionista riguardo le foibe che si è ripresentato con un'iniziativa in programma a Parma il prossimo 10 febbraio, promossa dall'Anpi Comitato antifascista, antimperialista e per la memoria storica. All'appuntamento parmense presenzieranno per altro nomi noti in Friuli Venezia Giulia, tra cui Alessandra Kersevan, con il video La foiba di Basovizza: un falso storico, lo storico Sandi Volk che sostiene come «i morti delle foibe riconosciuti dalla legge sono 354, quasi tutti delle forze armate dell'Italia fascista» e Claudia Cernigoi, sul caso di Norma Cossetto, la giovane studentessa istriana uccisa il 5 ottobre del 1943 vicino alla foiba di Villa Surani, ad Antignana. «Fare leva sulla morte di innocenti e sul dolore di migliaia di famiglie per alimentare divisioni e riaprire ferite che hanno lacerato il confine orientale nel secondo dopoguerra è un esercizio che la Regione non può che condannare con forza», ha affermato il presidente Fedriga, proprio a ridosso della Giornata del Ricordo, che si celebra il 10 febbraio. «Spiace leggere che aggiunge il presidente ancor oggi vi siano realtà che utilizzano una tragedia come quella delle foibe per rinverdire, attraverso iniziative negazioniste, polemiche che auspicavo superate». Perciò, «la Regione si dissocia» e «condanna formalmente» convegni come quello promossi dall'Anpi Parma «il cui unico fine sostiene Fedriga non è la ricerca di verità storiche, bensì lo svilimento di un dramma vissuto dalle comunità italiane sul territorio nazionale e su quello dell'ex Jugoslavia». Sulle foibe e più in generale sul senso della Giornata del Ricordo è intervenuto venerdì scorso, durante la seduta del Consiglio regionale, lo studioso Raoul Pupo, evidenziando come «quella delle foibe fu una violenza dall'alto, programmata e organizzata, anche se poi gestita in un clima di grande confusione, lasciando spazio a motivazioni personali, d'interesse e criminali». Le vittime, ha proseguito, «furono alcune centinaia, il che ci impone di parlare di stragi e al tempo stesso di notare come gli obiettivi della repressione fossero circoscritti, per ragioni contingenti, a quelli che venivano considerati i casi più urgenti. Nondimeno ha proseguito lo studioso , i propositi e la loro attuazione sono esemplificativi di quello che era un disegno generale: vale a dire non l'eliminazione della presenza italiana tout court, ma la distruzione dell'italianità, perché storicamente connessa con il potere». Tuttavia, ha aggiunto Pupo, «le foibe furono tragedia e terrore, ma non intaccarono in maniera sostanziale l'italianità adriatica».
A.L.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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