Fermo produttivo, scattano i controlli della Finanza

Venerdì 27 Marzo 2020
Fermo produttivo, scattano i controlli della Finanza
I CONTROLLI
TRIESTE Settore produttivo fermo in Friuli, in ottemperanza ai decreti ministeriali, ma da oggi a controllare che chi doveva chiudere abbia chiuso e chi può operare abbia tutte le carte in regola per farlo sarà la Guardia di Finanza. Sarà il braccio operativo «di un'intesa che è stata raggiunta in poche ore tra Regione, Confindustria Udine, Confindustria Alto Adriatico e i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl», spiega il prefetto di Trieste e Commissario di Governo, Valerio Valenti, che ha coordinato i lavori affinché si arrivasse in tempi celeri a questa conclusione. «Nei prossimi giorni amplieremo questo schema di intesa, coinvolgendo le associazioni degli artigiani e di commercio e servizi», aggiunge il prefetto, «soddisfatto» per aver messo in atto «un monitoraggio condiviso». Se la maggior parte delle aziende infatti ha chiuso i battenti il 25 marzo, da oggi potranno continuare ad operare le imprese che appartengono ai servizi essenziali, ma anche tutte le realtà che in qualche modo afferiscono alle filiere di questi servizi, la cui operatività, quindi, è essenziale per avere il prodotto ultimo. Sono le aziende che per continuare a operare hanno dovuto in questi giorni fare la comunicazione o chiedere l'autorizzazione in prefettura. Ed è, probabilmente, proprio su questa area che il monitoraggio potrebbe concentrarsi. «Le maggiori richieste sono arrivate dalle province di Pordenone e Udine e si è nell'ordine delle centinaia illustra il prefetto Valenti -. Più contenute, invece, le domande arrivate dall'area triestina e dal goriziano». Tutti coloro che hanno presentato domanda autorizzativa o comunicazione possono continuare a operare fino a un eventuale stop dalla Prefettura di riferimento (ieri sera si stavano completando le analisi), se le verifiche evidenzieranno carenza di istruttoria, ovvero non adeguate pezze giustificative rispetto a quanto dichiarato, o incompletezza.
TERZIARIO IN SOFFERENZA
Ci sono però molte attività che hanno chiuso da tempo, dalle agenzie di viaggio e immobiliari ai negozi di abbigliamento, e chiedono aiuto. «Il comparto moda rappresenta oltre mille aziende in provincia di Udine e dà lavoro a circa 3mila persone spiega Alessandro Tollon, vicepresidente di Confcommercio e consigliere di Federmoda . Gli ordini si fanno con un anticipo di 6-9 mesi e dunque la chiusura forzata dei negozi, l'ultimo anello della catena, mette in crisi l'intera filiera». Con la cassa integrazione in deroga per le aziende da 1 a 5 dipendenti che mette almeno in parte al riparo i collaboratori, i problemi contingenti «restano quelli legati al pagamento di fornitori e affitti. Con gli incassi azzerati è impossibile pagare i fornitori che hanno già prodotto e consegnato e, nella speranza di aprire prima dell'estate, si pone il tema dei saldi che iniziano i primi di luglio riducendo drasticamente la marginalità del commercio. Una soluzione? L'accesso al credito con il sostegno di Confidi Friuli ci può aiutare a scollinare la crisi, ma il sistema moda, già in difficoltà, soffre moltissimo». Una richiesta d'attenzione arriva anche dai consulenti del lavoro, che si sono attivati per assistere imprese e lavoratori. La presidente del Consiglio regionale dell'Ancl, Mirella Piccinin, e il coordinatore degli Ordini dei consulenti del lavoro, Sandro Benigni, chiedono «la sospensione dei pagamenti agli enti previdenziali fino al 30 giugno; la semplificazione all'accesso agli ammortizzatori sociali e la piena considerazione al pari di tutte le altre parti sociali». Oggi si aprono i termini per la presentazione della cassa integrazione in deroga.
A.L.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci