FEMMINICIDIO
PORDENONE Quanti testimoni servono per ricostruire il femminicidio

Martedì 16 Novembre 2021
FEMMINICIDIO PORDENONE Quanti testimoni servono per ricostruire il femminicidio
FEMMINICIDIO
PORDENONE Quanti testimoni servono per ricostruire il femminicidio della trentaduenne Aurelia Laurenti? La mamma di Roveredo è stata uccisa con una ventina di coltellate la sera del 25 novembre 2020 dal compagno Giuseppe Mario Forciniti, 34 anni, che prima di costituirsi in Questura ha portato i figli da una zia e gettato il coltello in un cassonetto per rifiuti. Per il pubblico ministero Federico Facchin la risposta è contenuta nei tre faldoni d'indagine. Non servirebbe altro. La tragedia di Roveredo è tutta lì dentro, tanto che al presidente della Corte d'assise di Udine, Paolo Alessio Vernì, che faceva pressioni per limare le liste testimoniali depositate dalle parti, ha dato la disponibilità a far acquisire tutte le carte e le fonti di prova. Il processo si è aperto ieri mattina con le questioni preliminari e si è arenato proprio sui testimoni, tanto da rendere necessario un rinvio al 6 dicembre per trovare un accordo.
LE LISTE TESTIMONIALI
Forciniti, presente in aula, rischia l'ergastolo, non ci sono più sconti di pena per un omicidio aggravato. La Procura ha citato 36 testimoni - tra poliziotti, consulenti, parenti e conoscenti della coppia - per far capire alla Corte che cosa è successo la sera del 25 novembre a Roveredo e quali fossero i rapporti tra Aurelia e il compagno. La parte civile, rappresentata dall'avvocato Antonio Malattia, ne ha indicati 28, concentrandosi soprattutto su coloro che potranno fornire alla Corte indicazioni sulla situazione familiare e sui contrasti avvenuti poche ore prima del delitto. La lista dell'avvocato Ernesto De Toni indica 51 nominativi, tra cui diversi colleghi di lavoro e parenti di Forciniti. Sono ben un'ottantina i testimoni comuni alle parti. La Corte vorrebbe sfoltire ulteriormente la lista per non appesantire l'istruttoria con dichiarazioni-fotocopia. Il pm ha dato la disponibilità a far acquisire la maggior parte dei verbali resi a sommarie informazioni, limitandosi ad esaminare soltanto 11 tra investigatori e consulenti. Le due parti erano d'accordo, ma a condizione di poter rivolgere domande integrative ai 24 testimoni restanti, che di conseguenza dovrebbero essere comunque citati.
IL RINVIO
La soluzione non ha soddisfatto la Corte presieduta da Alessio Vernì, che al suo fianco ha il giudice togato Carla Missera e sei giudici popolari, tra cui spicca soltanto un maschio (anche i due giudici popolari supplenti, presenti in aula, sono donne). Preso atto della complessità delle richieste delle parti sull'acquisizione dei verbali raccolti dalla polizia giudiziaria, la Corte ha invitato a una scrematura delle liste per le valutazioni finali che verranno fatte alla prossima udienza. Dopodiché ha fissato le udienze per l'istrutturia dibattimentale, che comincerà il 19 gennaio.
IL DELITTO
Forciniti ha ucciso la compagna nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Il femminicidio è maturato nell'ambito di una situazione famigliare tesa. Un ulteriore contributo per far chiarezza sul rapporto di coppia sarebbe potuto arrivare dal contenuto del telefonino di Aurelia, ma senza i codici di accesso nessuno è stato in grado di aprirlo, nemmeno i consulenti a cui si era rivolta la Procura. Forniciti, che sostiene di essere entrato nella camera da letto in cui dormiva la moglie per dare la buonanotte al figlio minore, dicec di aver tolto il coltello dalle mani della donna, di averle inferto una coltellata, poi il black out. Non ricorderebbe di averle sfigurato volto e collo. Mentre ricorda la corsa in auto con i bambini per affidarli a una zia, il coltello gettato nel cassonetto e la confessione in Questura.
L'ISTRUTTORIA
Il dibattimento si preannuncia doloroso, perché andrà inevitabilmente a scavare nel rapporto di coppia, oltre che nei rapporti con gli amici e i parenti della coppia. La difesa si concentrerà sulla dinamica dell'omicidio, in particolare sul primo colpo, con l'obiettivo di stabilire chi abbia portato il coltello in camera e se a innescare la furia omicida di Forciniti sia stato un tentativo di aggressione, come ha sempre sostenuto l'imputato. Cercherà poi di dimostrare, anche attraverso anche chat, che i problemi tra i due conviventi non dipendevano da Forciniti. L'avvocato Malattia conta di ricostruire, oltre alle modalità del delitto, il contesto in cui è maturato: l'omicidio, secondo la parte civile, sarebbe stato l'ultimo atto di una serie di umiliazioni patite da Aurelia, sottoposta a «maltrattamenti e un controllo ossessivo».
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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