Falsi prosciutti Dop, ecco le accuse

Martedì 21 Agosto 2018
Falsi prosciutti Dop, ecco le accuse
L'INCHIESTA
PORDENONE La prima tranche dell'inchiesta sulla contraffazione dei prosciutti San Daniele Dop si sviluppa in 124 pagine tra capi di imputazione (66) e lista degli indagati (34). Il decreto di chiusura delle indagini, firmato dal pm Marco Brusegan, è stato notificato ieri: 24 gli indagati tra allevatori, imprenditori, impiegati del macello del Gruppo carni friulane di Aviano, certificatori di Ineq e Ipq, dieci le società chiamate in causa per la responsabilità amministrativa, tra cui i prosciuttifici Testa&Molinaro e Sanbon. Le difese stanno studiando gli atti. I faldoni da esaminare sono ben 54, perchè le indagini sono proseguite anche dopo l'annullamento delle otto misure cautelari emesse lo scorso anno. A stupire è soprattutto il fatto che il reato associativo sia stato riproposto dopo i pronunciamenti sfavorevoli di Riesame e Cassazione.
Otto sono le persone a cui - oltre alla frode in commercio aggravata e alla contraffazione di un prodotto Dop - è contestata l'ipotesi di associazione per delinquere. Il Pm, sulla base degli accertamenti dei carabinieri del Nas e dell'Istituto repressione frodi di Udine, ha definito per ognuno dei ruoli. Unico l'obiettivo: alterare la filiera del San Daniele Dop e delle carni Aqua immettendo nella filiera suini di razza Duroc danese non ammessi dal disciplinare; di età inferiore ai 9 mesi; con peso superiore al previsto; allevati con mangimi non conformi; trattati con ipoclorito di sodio e non sottoposti a visita post-mortem. Stefano Fantinel di San Daniele, legale rappresentante del prosciuttificio Testa & Molinaro; l'allevatore e rappresentante di commercio Carlo Venturini di Gemona; l'amministratore delegato di Gruppo carni friulane, nonchè titolare del Salumificio di San Vito al Tagliamento, Loris Pantarotto di Morsano; l'allevatore Sergio Zuccolo di Varmo; i dipendenti del macello di Aviano Michele Pittis di Codroipo ed Elena Pitton di Zoppola; l'ad del Gruppo Carni friulane Renzo Cinausero di San Martino; infine, Aurelio Lino Grassi di Campoformido, veterinario e consigliere nel Cda del macello, organizzandosi tra di loro avrebbero messo in commercio 227mila prosciutti (22,7 milioni di euro il valore) contraffatti, pari al 10% dell'intera produzione annuale di San Daniele e tentato di commercializzarne 57mila.
Venturini, Zuccolo, Pantarotto, Cinausero e Fantinel sarebbero i presunti promotori, tutti indicati sullo stesso piano. A Pittis e Pitton viene ritagliato il ruolo di organizzatori. Grassi avrebbe contribuito al mantenimento dell'associazione. «Hanno tutti ruoli apicali - osserva l'avvocato Gian Lucio Morassutti - non c'è distinzione tra i ruoli: non può esserci il reato associativo». Ricorda anche che i prosciutti non erano nocivi per la salute, che i test del Dna sui maiali è stato fatto escludendo le difese e che si può disquisire sulla razza Duroc («Anche un verro italiano può derivare dal Duroc»). Federica Tosel e Luigi Rossi prima di pronunciarsi vogliono esaminare gli atti, ma non manca la frecciata alla Procura, «prima di leggere della chiusura indagini sulla stampa, avremmo preferito ricevere una mail certificata» con il decreto.
Decreto che è stato notificato, limitatamente alla frode e alla contraffazione, anche agli allevatori Nadia Di Giorgio (Remanzacco), Elisa Borin (San Pietro di Feletto), Carlo Del Stabile (Villa Vicentina), Lucio Della Vedova (San Daniele), Silvio Marcuzzo (Buja), Giuseppe Pressacco (Rivignano-Teor), Tiziano Ventoruzzo (San Vito al Tagliamento), Filippo Sbuelz (Mortegliano), Giuseppe Peressini (San Daniele) al veterinario Franco Pinardi (Pordenone). La truffa alla Regione e all'Agea per un contributo Ue da 400mila euro riguarda invece Pantarotto, Cinausero, Fantinel, Pittis, Pitton, Sbuelz e Franco Venturoso (Majano). A Cinausero e Pantarotto, presidente e amministratore delegato di Gruppo carni friulane, è imputata un'evasione di Iva per 13.200 euro.
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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