Estorsione al night con carte di credito clonate

Mercoledì 11 Ottobre 2017
Estorsione al night con carte di credito clonate
IL CASO
PORDENONE Accusato di aver costretto il titolare di un night di Pordenone a utilizzare carte di credito clonate per ottenere denaro in contante, il sacilese Christian Casagrande, 42 anni, è stato condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione. Il processo è stato celebrato ieri, con rito abbreviato, nell'udienza preliminare del gup Piera Binotto. Il pm Maria Grazia Zaina aveva concluso per 4 anni di reclusione, mentre il difensore Alessandro Magaraci aveva ridimensionato la vicenda facendo riferimento alle molte «zone d'ombra» che le indagini non hanno chiarito.
I fatti risalgono al 2013 e coinvolgono altri quattro imputati per le ipotesi di estorsione e possesso illegale di carte di credito. Soltanto Casagrande ha scelto un rito alternativo (gli ha garantito lo sconto di un terzo della pena). Affrontano invece il processo An Dobjani, albanese domiciliato a Pravisdomini; Alex e Valter Pavan di Fontanafredda; Omero Cazorzi di Sacile. Sono accusati di aver in più occasioni minacciato di morte l'ex gestore del night Rififi costringendolo a usare indebitamente carte di credito clonate da Dobjani.
Secondo la Procura, costringevano il gestore del locale a verificare che le tessere fossero attive, in modo da usarle per prelievi di denaro in contante o per pagamenti. La disponibilità dell'esercente l'avrebbero ottenuta sotto minaccia: «Se non ci aiuti ti mandiamo una squadra di amici che ti distrugge il locale e ti riempiamo di botte». E ancora: «Gli amici si stanno stancando dobbiamo iniziare... ti diamo fuoco». Quando la vittima chiese di mettere fine al sistema, avrebbero preteso 3 mila euro. Nel momento in cui incassarono il denaro i carabinieri del Nucleo investigativo di Pordenone fecero scattare gli arresti.
Secondo l'ipotesi accusatoria, la mente di tutto il sistema sarebbe stato l'albanese, che quando fu arrestato era in Italia con visto turistico, per far visita ai genitori che abitavano a Pravisdomini. Aveva a disposizione oltre una ventina tra bancomat e carte di credito clonate. Ma questo sarà il dibattimento a stabilirlo. Sicuramente il difensore di Magaraci ieri ha anticipato quelle che saranno le strategie difensive dei legali di Dobiani, Cazorzi e dei Pavan. Punteranno sulla non credibilità della vittima, seguendo la traccia segnata dal Tribunale del Riesame in merito all'ipotesi estorsiva, ricondotta a «malintesi tra complici insorti nella spartizione del bottino quando uno di loro... fa il furbo».
C.A.
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