Errore di notifica, slitta il processo

Sabato 23 Novembre 2019
Errore di notifica, slitta il processo
L'INCHIESTA
PADOVA Un errore di notifica ha fatto slittare l'udienza preliminare in merito all'incidente alle Acciaierie Venete del 13 maggio del 2018, al prossimo 26 marzo. Il Gup, Elena Lazzarin, ha predisposto, sempre nella mattinata di ieri, il rinvio anche per consentire alle assicurazioni e alla parti civili di trovare un accordo sui risarcimenti, prima del prossimo appuntamento davanti al giudice. Il 26 marzo infatti le assicurazioni dovrebbero già rifondere i familiari degli operai morti e di quelli feriti. Si vogliono costituire parte civile anche la Fiom Cgil e l'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro. Quel maledetto 13 maggio dell'anno scorso sono morti due operai e altri due sono rimasti feriti in maniera grave.
LA VICENDA
Il rinvio a giudizio, da parte del procuratore aggiunto Valeria Sanzari titolare delle indagini, è stato chiesto per Alessandro Banzato, presidente del consiglio di amministrazione della società e il dirigente dello stabilimento Giorgio Zuccaro, titolare della delega in materia di sicurezza. Quindi per Vito Nicola Plasmati, legale rappresentante della Hayama Tech, con sede a Fagagna (Udine), la ditta incaricata della manutenzione degli impianti nello stabilimento di Camin di cui sono dipendenti i due operai rimasti feriti. Poi per i due amministratori della Danieli Officine Meccaniche Spa di Buttrio (Udine), l'azienda che ha fornito nel 2014 alle Acciaierie Venete la traversa di sollevamento della siviera, Gianpietro Benedetti e Giacomo Mareschi Danieli. Infine per Dario Fabbro, responsabile della sede bresciana della Danieli, la società che avrebbe rilasciato il certificato di conformità del prodotto alle norme europee. E ieri di fronte al giudice per l'udienza preliminare c'erano anche gli avvocati in rappresentanza di tre società: Acciaierie Venete Spa, Danieli Centro Cranes Spa e Danieli & C. Officine Meccaniche Spa. Era domenica 13 maggio dell'anno scorso, intorno alle sette del mattino, quando una siviera carica di acciaio fuso, circa 90 tonnellate a 1.600 gradi, è caduta a terra travolgendo come una bomba di fuoco quattro operai che stavano lavorando all'interno di un capannone delle Acciaierie Venete. Sergiu Todita, 39 anni, sposato e con una figlia di 14 anni, è morto dopo un mese dall'incidente all'ospedale di Cesena per le ustioni riportate su tutto il corpo. Marian Bratu, 44 anni, è sopravvissuto sette mesi in più ed è deceduto il pomeriggio di Santo Stefano nel suo letto di ospedale nel Centro Grandi Ustionati di Padova. Gli altri due feriti invece hanno rimediato una prognosi di oltre 300 e di oltre quaranta giorni per le ustioni riportate soprattutto sulle gambe. La tragedia, secondo i due docenti universitari nominati dalla Procura, poteva essere evitata. I due professori hanno appurato che il contenitore con all'interno l'acciaio fuso si è staccato per colpa della cattiva progettazione di un perno, oltre a una nella manutenzione. La perizia tecnica ha anche messo in luce, sempre secondo l'accusa, come non siano state adottate da parte di Acciaierie Venete misure organizzative idonee a ridurre al minimo i rischi.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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