«Ero in ferie, non c'entra il lavoro» Ma resta vago su come è entrato

Giovedì 6 Agosto 2020
«Ero in ferie, non c'entra il lavoro» Ma resta vago su come è entrato
L'INTERVISTA
TRIESTE Responsabile di Casapound Trieste, con il megafono in mano ha guidato il gruppo che martedì ha guadagnato l'aula del Consiglio regionale senza appuntamento o essersi fatto annunciare, interrompendo la riunione di una commissione consiliare. Il giorno dopo si dice «perplesso e interdetto», perché l'attenzione è posta sulla sua persona anziché sul problema che con l'azione si voleva mettere sotto i riflettori, ovvero la necessità di agire sul confine orientale per l'ingresso in regione degli immigrati provenienti dalla rotta Balcanica. È Francesco Clun, 32 anni ad ottobre e un lavoro in Regione da amministrativo interinale, assunto attraverso un'agenzia del lavoro, alla Direzione salute.
Francesco Clun, com'è il giorno dopo? «Bene, come il giorno prima. Quella di martedì è stata un'azione molto forte da cui è seguito un polverone. Come volevamo, perché la Rotta balcanica è il problema principale».
Lei è anche un dipendente regionale, seppure a tempo, non ha pensato di poter mettere a rischio il proprio lavoro? «Abbiamo sempre anteposto le nostre idee e le cose in cui crediamo. Lo facciamo anche ora. Non ho problemi ad assumermi le mie responsabilità con gesti che sollevino i problemi».
Come siete entrati in Consiglio? «Dalla porta principale e poi lungo le scale».
Nessuno che vi abbia detto dove state andando o abbia cercato di fermarvi? «Non ricordo».
Nessuno di voi che abbia chiesto di farsi annunciare all' Aula? «Non ricordo».
Oggi (ieri per chi legge, ndr) è andato al lavoro? «Certo. Il giorno in cui siamo andati in Consiglio ero in ferie. Resto perplesso e interdetto rispetto al fatto che qualcuno possa rischiare una sanzione sul posto di lavoro per aver manifestato pacificamente la propria idea».
Ma ammetterà che è quanto meno singolare il fatto che una persona che lavora in Regione occupi l'Aula del Consiglio. «La nostra è stata una azione forte ma pacifica. Abbiamo letto il comunicato e ce ne siamo andati. Se l'attenzione ora è posta su di me anziché sulla questione sollevata, vuol dire che non hanno argomentazioni. E forse i problemi ce li ha qualcun altro».
Chi? «Chi, per esempio, chiede il mio licenziamento. Noi ci assumiamo le nostre responsabilità, ma siamo pronti anche ad agire per le vie legali verso chi offenda l'onere e il decoro mio e di qualsiasi esponente di Casapound».
Cosa vi aspettate dagli esponenti politici che avete interpellato in quel modo l'altro ieri? «Che facciano qualcosa: organizzare una protesta sul confine, atti dimostrativi e invece non si muove nulla. E loro sono persone strapagate che stanno comodamente sedute a parlare».
E adesso? «Il Consiglio regionale va in ferie, ma non la Rotta balcanica».
Dell'affermazione del consigliere Antonio Calligaris che dice? «Ci siamo subito dissociati. Noi non istighiamo all'odio e gli atti di violenza non ci appartengono. Vogliamo il confine chiuso e che siano respinti i clandestini».
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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