Emergenza inquinamento in Laguna, caso chiuso

Mercoledì 17 Luglio 2019
Emergenza inquinamento in Laguna, caso chiuso
LA SENTENZA
UDINE È stata messa ieri la parola fine anche all'ultima tranche della lunga inchiesta sulla Laguna di Grado e Marano, cominciata a Udine e trasferita poi nella capitale per competenza. A scriverla è stata l'8^ sezione del Tribunale di Roma, con una sentenza pronunciata ancor prima dell'apertura del dibattimento, nel corso dell'udienza in cui si stavano discutendo gli atti preliminari.
NON DOVERSI PROCEDERE
Il Collegio, presieduto dal Giudice Paola Roja ha dichiarato il non doversi procedere per essere l'azione penale improcedibile in relazione a un'ipotesi di truffa nei confronti di Gianni Menchini, l'ultimo dei tre commissari delegati succedutisi nel tempo nella gestione dell'emergenza della Laguna, in carica nel periodo 2009/12, di Marta Plazzotta, dirigente dell'Arpa di Udine e componente del comitato tecnico scientifico del commissario delegato, di Maria Brotto e Guido Zanovello, amministratori delegati rispettivamente delle società Thetis e Studio Altieri. L'accusa aveva ipotizzato che fosse stata ingigantita e coltivata l'emergenza ambientale, inducendo così in errore la presidenza del Consiglio dei Ministri sulla perdurante sussistenza dei presupposti per prorogare lo stato di emergenza ambientale.
In questo modo - proseguiva la contestazione formulata dalla Procura e ora cancellata dalla sentenza del Tribunale di Roma si sarebbe conseguito un ingiusto profitto consistente negli emolumenti corrisposti ai soggetti coinvolti nella gestione dell'emergenza e a quelli cui era stata affidata la progettazione della realizzazione delle casse di colmata in area lagunare. Una richiesta di sentenza di non doversi procedere sul punto era stata avanzata proprio dall'avvocato Rino Battocletti, legale di Gianni Menchini, sulla base del principio del ne bis in idem essendo già stato emesso un provvedimento di archiviazione delle indagini su questa stessa ipotesi di reato dal gip del tribunale di Udine Paolo Alessio Vernì nel 2013. Il provvedimento - aveva argomentato il difensore - aveva efficacia preclusiva anche con riferimento al procedimento che era stato trasferito per competenza alla Procura di Roma e che aveva originato il processo approdato ieri in Tribunale. Già «caduta l'associazione a delinquere per cui erano imputati vari personaggi politici e i commissari, il processo della Laguna di Grado e Marano si è oggi definito con il riconoscimento che l'azione penale non poteva essere promossa perché è stato ritenuto che il provvedimento di archiviazione pronunciato a Udine dal dottor Vernì coprisse anche le successive indagini romane. Il processo non avrebbe nemmeno potuto essere iniziato», ha spiegato Battocletti.
PRESCRIZIONE
Per la stessa ipotesi di truffa il Tribunale ha dichiarato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di Gianfranco Mascazzini, già direttore generale del ministero dell'Ambiente e membro del Comitato tecnico scientifico del commissario delegato per l'emergenza della Laguna e consulente Sogesid; Massimo Gabellini, direttore di una direzione dell'ex Icram ora Ispra; Fausto Melli, prima direttore tecnico e poi direttore generale di Sogesid e Vincenzo Assenza, presidente del Cda e direttore generale della stessa srl.
ASSOLUZIONE
Infine il Tribunale ha assolto perché il fatto non sussiste Gianni Menchini e due ricercatrici dell'Ispra, Antonella Ausili ed Elena Romano, da un'accusa di abuso d'ufficio. «È un'assoluzione nel merito ne ha sottolineato la portata l'avvocato Battocletti pur non essendo nemmeno cominciato il processo e nonostante i reati fossero prescritti».
Menchini era presente in aula e ha ascoltato direttamente dai giudici la sentenza: «Era contentissimo. È la fine di un'odissea giudiziaria durata oltre 7 anni», ha spiegato il suo legale.
e.v.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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