ECONOMIA
UDINE Oggi per le aziende impiegate in attività non essenziali

Mercoledì 25 Marzo 2020
ECONOMIA
UDINE Oggi per le aziende impiegate in attività non essenziali è il giorno in cui scatta davvero il lucchetto, dopo i tre giorni concessi dal Governo per spegnere le macchine. E oggi, contestualmente, si acuisce «la preoccupazione per i lavoratori che stanno andando in cassa integrazione in deroga causa crisi da coronavirus, poiché i tempi di pagamento dell'Inps sono lunghi settimane, forse anche mesi».
A mettere a fuoco il problema è il segretario regionale della Cisl Alberto Monticco, che ieri insieme ai colleghi degli altri sindacati ha avuto un incontro a distanza con il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, e con l'assessore alla Salute, Riccardo Riccardi.
LA VOCE DEI LAVORATORI
«Troviamo una soluzione per accelerare i tempi di pagamento e senza oneri per i lavoratori sollecita il sindacalista - La Regione potrebbe trovare il modo di anticipare i fondi attraverso le sue partecipate finanziarie, Friulia e Mediocredito». Nel 2009 furono le Bcc ad anticipare l'erogazione. Stabilito che «ci saranno tavoli regionali unici per segnalare e affrontare problemi di ordine senatorio e relativi alla crisi economica», la questione in cima all'agenda sindacale ora è quella della «liquidità necessaria ai lavoratori per poter vivere». Questione di giorni, «oggi o domani», sarà firmato con la Regione l'accordo quadro per il recepimento della cassa integrazione in deroga. Da quel momento diventerà attiva per le aziende che ne faranno domanda: i lavoratori interessati percepiranno l'80% del loro stipendio, ma le tempistiche sono incerte. «L'unico titolato ad erogare i fondi è l'Inps dettagli Monticco potrebbero volerci settimane, anche mesi».
NUMERI CONSISTENTI
Una tegola che, «secondo stime condivise fra sindacati», cadrebbe «su circa 10mila lavoratori», anticipa il segretario della Cisl, pur restando prudente, perché «i numeri veri li sapremo solo quando arriveranno le domande». Il punto è che questa nuova fascia di sofferenza si aggiunge all'amplissima platea già in crisi prima dell'epidemia. «Avevamo circa 30-40mila disoccupati di lungo periodo, altrettanti giovani che non studiano né lavorano puntualizza Monticco cui ora si sommano questi numeri, arrivando a 90-100mila posizioni critiche».
APERTURE E CODICI
Criticità che continuano ad emergere anche fra le attività che devono chiudere e quelle che possono continuare, poiché sembra che non tutto sia facilmente catalogabile nell'elenco dei codici Ateco, i codici cioè con cui il decreto del Governo ha elencato le attività che non si fermano. «Abbiamo segnalazioni in area triestina di aziende che cercano di modificare il loro codice per continuare ad operare», rivela Monticco, mentre «le Prefetture hanno difficoltà a fare le verifiche perché gli enti ispettivi deputati sono chiusi». Ci sono però anche realtà pronte «a invitare la Prefettura in azienda per rendersi conto che siamo parte integrante di filiere essenziali, a dispetto di ciò che lascerebbe intendere il nostro codice Ateco depositato all'ente camerale 27 anni fa». È la condizione descritta dall'Asem di Artegna, oggi impegnata nella costruzione di computer e software per macchine «del settore alimentare, farmaceutico e altro», specifica il presidente e amministratore delegato Renzo Guerra.
«In sostanza, a fronte del codice Ateco deposito alla Camera di Commercio, il 26.20.00, la nostra attuale attività rientra in altri 5 codici di attività che possono restare aperte, tra cui il 33 (riparazione e manutenzioni) e, più nel dettaglio, il 33.20.03 assemblaggio di apparecchiature per il controllo di processi industriali». Informazioni che, con l'elenco dei clienti, l'azienda ieri pomeriggio si apprestava a inviare alla Prefettura di Udine, «per comunicare» il mantenimento dell'apertura.
FONDI E FUTURO
Ai numeri sanitari che cominciano a decelerare, in economia corrispondono prese di posizione, sollecitazioni, azioni, per ripartire. «Usciamo da questa guerra globale ricostruendo un sistema più coerente, più razionale, più competente e soprattutto più rispettoso, considerando che non saremmo mai riusciti ad uscire dall'incancrenita situazione del nostro Paese senza questa enorme opportunità», dice la presidente degli industriali di Udine, Anna Mareschi Danieli. Il Cata Fvg oggi apre 7 linee di finanziamento a fondo perduto (3, 751 milioni) per le aziende artigiane. «Strumenti che danno ossigeno alle nostre imprese, non solo per gli investimenti afferma il presidente, Ariano Medeot -. Sono numerose le aziende che ci chiamano per avere informazioni, perché guardano già oltre la crisi». In azione anche Civibank, che contribuisce con 50mila euro alla reaccolta fondi di Confindustria Udine per il Dipartimento di anestesia dell'Asl udinese e ha sospeso per le micro aziende e le Pmi le rate di finanziamento. Dai banchi del Pd in Consiglio regionale, la sollecitazione alla Regione per «allestire urgentemente una task force con centinaia di unità di personale regionale, da dedicare subito al pagamento di imprese creditrici e al versamento di tutti i contributi attesi da associazioni», dicono i consiglieri Cristiano Shaurli e Franco Iacop.
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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