ECONOMIA
UDINE «Non può esistere un ritorno alla normalità senza

Giovedì 2 Aprile 2020
ECONOMIA
UDINE «Non può esistere un ritorno alla normalità senza la spinta propulsiva, anche sotto il profilo del sostegno sociale, del motore economico». Quindi, «le aziende non possono più continuare a rimanere ferme». Nel giorno in cui il ministro della Salute Francesco Speranza ha ufficializzato il prolungamento del fermo delle attività e delle più severe restrizioni sugli spostamenti personali fino al 13 aprile, il capogruppo Legno, mobile e arredo di Confindustria Udine, Fulvio Bulfoni, sostiene che «le conseguenze saranno irreparabili e forse anche non più recuperabili» se non ci sarà un ritorno alla produzione in tempi brevi. Sollecita riaperture anche la presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli, ma i sindacati dalla Cigl alla Cisl frenano e, anzi, invitano a mantenere alta la guardia vista la gran mole di richieste di deroga alla chiusura arrivate alle Prefetture.
SETTORE NEVRALGICO
Quella del Legno-arredo è comunque la voce di un settore nevralgico per l'economia del Friuli Venezia Giulia, con 2.475 aziende complessive per 18.463 occupati. Oltre la metà delle aziende è concentrata nella provincia di Udine (1.446, il 58% del comparto) con un'occupazione che conta 7.865 addetti. Sul territorio friulano rappresentano il 25% del manifatturiero. Nella sua argomentazione Bulfoni premette che «l'emergenza sanitaria è il problema prioritario e deve ricevere tutto il supporto possibile». Tuttavia, rimarca che «le imprese rappresentano, senza se e senza ma, il secondo problema da risolvere». Come? Con la garanzia datoriale che sui luoghi di lavoro ci sarà sicurezza per le maestranze, poiché «l'imprenditore è conscio che i dipendenti sono il bene più prezioso di ogni aziende e che non si può transigere assolutamente su sicurezza e salute». Chiarito il punto, Bulfoni delinea una «ripartenza che potrà essere anche parziale, fatta di piccoli passi. Una fabbrica deve rimettere in attività anche solo piccoli reparti per dare un segnale immediato e concreto ai mercati».
IL PESO DELL'EXPORT
Per questo settore è importante e occorre «difendere in prima linea le nostre posizioni». Queste ultime settimane parlano di ordini in calo «anche quei pochi che per fortuna continuano ad arrivare prosegue sono accompagnati dalle richieste di conferme certe da parte dei committenti stranieri sulle tempistiche di consegna e sulla ripartenza della produzione». Come per gran parte del settore economico, poi, «il grande problema» è «legato alla liquidità». Comunque Bulfoni assicura che le imprese del comparto sono impegnate «a rispettare le scadenze verso i rispettivi fornitori e terzisti», ma resta anche il problema della «promozione del made in Italy», orfano del Salone del Mobile. Sull'acceleratore della riapertura delle produzioni ha premuto ieri la presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli: «Le imprese che sono in grado di ripartire garantendo la tutela della sicurezza del personale devono poterlo fare», ha detto, ricordando le stime che danno un calo del Pil di 6 punti percentuali.
I SINDACATI
In contemporanea, però, la Cgil ha messo in guardia sul rischio abusi rispetto alla mole di richieste di deroga alla chiusura arrivata alle Prefetture, oltre 800 solo a Udine. «Il rischio di un abuso dello strumento è evidente afferma il segretario regionale della Cgil, Villiam Pezzetta - È necessario mantenere alto il livello dei controlli». Risponde direttamente agli industriali il segretario regionale della Fim-Cisl, Pasquale Stasio, ritenendo la posizione confindustriale fuori luogo, poiché «va discusso il percorso di ripresa mettendo a punto protocolli specifici per le diverse attività lavorative».
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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