Dottore cacciato, i sindacati: «Revocare il provvedimento»

Venerdì 10 Luglio 2020
IL CASO
PORDENONE Bufera sull'Azienda sanitaria del Friuli Occidentale dopo l'interruzione unilaterale del rapporto di collaborazione lavorativa con il medico (in libera professione) Nicola Vendramin, dirigente alla Rsa di Sacile. Il dottore aveva manifestato anche pubblicamente il suo disappunto in relazione alla decisione di trasformare il polo sacilese in un reparto Covid. Il professionista ha spiegato di non aver ricevuto ancora alcuna lettera e di continuare a lavorare, ma il provvedimento è partito. E sulla direzione dell'Asfo sono piovute le critiche feroci dei sindacati. «Chiediamo l' immediato intervento dei sindaci, dei partiti, degli amministratori per chiedere chiarimenti e porre fine alle politiche intimidatorie messe in atto dalla direzione della Azienda, a partire dalle revoca immediata del provvedimento», hanno tuonato Cgil, Cisl e Uil. Che un medico, come nel caso del dottor Vendramin, che nel valorizzare il buon funzionamento di una struttura del servizio sanitario come la RSA di Sacile, esprima a ragion veduta, perplessità sulla decisione d di riconvertire ad altra funzione la Rsa; che un medico, a maggior ragione per il suo titolo, sia, nel diritto e nelle condizioni professionali di dire la sua, su questioni decisive inerenti al servizio in cui opera; che un medico, per l' esercizio di questa sua legittima facoltà, venga addirittura cacciato dal suo prezioso lavoro è qualcosa di inaccettabile e di intollerabile in un paese con la nostra Costituzione. Pertanto, se come pare ormai evidente, la direzione aziendale si è assunta la responsabilità di questa iniziativa, siamo di fronte ad un grave messaggio intimidatorio nei confronti di tutto il personale sanitario, della Asfo».
Duri anche Conficoni e Da Giau (Pd): «La questione va chiarita quanto prima: saremmo di fronte a una ingiustificata prevaricazione che aumenta il clima conflittuale e non aiuta certo ad affrontare i veri problemi del sistema sanitario del Friuli occidentale, generando disorientamento nella comunità locale. Mettere il silenziatore alle critiche - continua Conficoni - non è in ogni caso il modo giusto di risolvere gli aggravati problemi della sanità pordenonese». Infine il consigliere regionale Tiziano Centis: «Riconvertire la Rsa per accogliere esclusivamente pazienti Covid nonostante siano solo tre, provocherebbe un grave danno alla qualità del servizio assistenza Rsa. Sarebbe un passaggio drammatico per molte famiglie e pazienti. Ritengo indispensabile il confronto fra le parti e l'annullamento procedura atti di licenziamento». Assoluto silenzio, invece, dai vertici dell'Asfo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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