DIRITTI CIVILI
PORDENONE L'associazione Neda Day, che dieci anni fa da Pordenone

Sabato 11 Luglio 2020
DIRITTI CIVILI
PORDENONE L'associazione Neda Day, che dieci anni fa da Pordenone ha rilanciato in tutta Europa la battaglia contro la lapidazione, è pronta a una nuova sfida. Oggi, Giornata mondiale contro la lapidazione, da Pordenone parte la campagna contro l'imposizione del velo alle bambine.
Neda Day è stata costituita nel 2009 su iniziativa di Taher Djafarizad e Bahrak Dervisci in memoria della studentessa iraniana uccisa dalla polizia del regime durante una manifestazione pacifica a Tehran. Protagonista a livello nazionale ed europeo di una serie di iniziative a favore dei diritti delle donne nei Paesi soggetti alla legge islamica, ogni anno assegna due borse di studio a studentesse che si laureano con una tesi sulla condizione delle donne nella società attuale. Oggi Neda Day lancia una nuova campagna affinchè venga vietata l'imposizione del velo alle ragazze che hanno meno di 14 anni e per dare nuovo impulso alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica per le sorti della avvocatessa iraniana Nasrin Sotoudeh, insignita del premio Sacharov dal Parlamento Europeo nel 2012, ma incarcerata degli ayatollah per aver assunto la difesa delle donne in Iran.
«Nel 2010 Neda Day, assistita dall'avvocato Bruno Malattia - ricorda l'associazione in una nota - aveva impresso una svolta decisiva alla mobilitazione per evitare la lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani, presentando all'allora responsabile della politica estera della Unione Europea un dossier che documentava la tragica situazione della donna e gli abusi perpetrati nei suoi confronti». Sakineh è ora libera, ma nel mondo continuano le lapidazioni. «Il mondo civile deve reagire con più determinazione contro questa barbarie e da Pordenone si farà ancora sentire alta la voce perché le donne possano uscire da costrizioni e pene che mortificano la loro libertà - fa sapere l'associazione - Si sono già raggiunti risultati importanti ottenendo che in Iran sia stato abolito il divieto per le donne di entrare negli stadi e anche in Italia, con la legge che vieta la pratica di sposare le bambine. Da oggi Pordenone sarà ancora in prima fila».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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