«Debora disturba la democrazia»

Giovedì 22 Febbraio 2018
«Debora disturba la democrazia»
IMPOSSIBILE ASPETTARE
UDINE Presidente o non presidente, gli aspiranti candidati al Consiglio regionale 2018 la campagna elettorale l'hanno già cominciata sul territorio, perché l'attesa può essere snervante e soprattutto l'elettorato - si dice - ha bisogno di essere curato. E con l'epidemia di non voto che c'è, servono tempi lunghi per convincere che andare alle urne è meglio.
È quanto si respira tra coloro che, nel Centrodestra come nel Centrosinistra, si stanno preparando alla gran battaglia, che però percepiscono sempre più chiaramente avverrà dopo il voto alle politiche. E per diversi ciò non è un bene: «La gente non capisce perché non si voti anche per le regionali il 4 marzo», esemplifica Renato Carlantoni, il già sindaco di Tarvisio che ora punta su Trieste con la maglia di Forza Italia. «Che la presidente della Regione Debora Serracchiani non abbia consentito l'election day risulta incomprensibile per moltissimi cittadini, che non si fanno una ragione delle doppie spese che dovranno sostenere».
VOTARE DUE VOLTE
Ma non è solo questione di spese. A preoccupare gli aspiranti consiglieri che si stanno muovendo per fiutare l'aria è il fatto che il tasso di astensionismo è di per sé già significativo e in questa tornata elettorale non sembra destinato a una inversione di tendenza. «Già portare la gente a votare non è semplice considera ancora Carlantoni -, pensate un po' doverla portare a votare due volte nell'arco di neppure due mesi. Cose da non credere».
DISTURBO
L'elenco di ciò che tra gli elettori è percepito come un'anomalia non è finito, specie considerando che la gente deve andare a votare perché si è dimesso il sindaco desideroso di far carriera in Regione. «Succede che riassume ancora Carlantoni, che ha fatto parte del tridente dei sindaci battutisi contro la riforma degli enti locali della Giunta Serracchiani tutti i primi cittadini di centri con più di tremila abitanti devono dimettersi se vogliono candidarsi alle regionali. E la presidente della Regione? Lei no, lei da presidente può andarsene in giro a far campagna elettorale per un posto in Parlamento, essendo candidata all'uninominale a Trieste e al proporzionale». Una difformità di trattamento che Carlantoni bolla come «un disturbo alla democrazia» e «non certo di poco conto».
A nulla vale ricordare che a cambiare la legge elettorale regionale il Centrosinistra ci ha provato nell'ultimo anno di legislatura, ma senza successo. «Tant'è ribatte l'ex sindaco -, lei è potuta restare al suo posto e da quello scranno guidare la sua campagna elettorale. A un sindaco di un nostro piccolo centro ciò non è concesso».
SENZA PRESIDENTE
Sembra, invece, che la base si sia «rassegnata» ormai a cominciare la corsa senza aver scritto nero su bianco chi è o sarà il condottiero, cioè il candidato alla presidenza della Regione per il proprio schieramento. Se nel Centrosinistra campeggia Sergio Bolzonello, che però non è ancora il candidato di tutta una coalizione, nel Centrodestra continua la tenzone tra la Lega e Forza Italia, con un tira e molla che non pare sbloccarsi. «È una delle prime informazioni che chiede la gente, chi sarà il presidente», conferma un altro sindaco che cercherà di trovare la strada giusta per arrivare in Regione, il primo cittadino di Forgaria Pierluigi Molinaro. Lui il municipio non l'ha dovuto lasciare, guidando una comunità con meno di tremila anime, ma l'anomalia di sindaci dimissionari a fronte di presidenti di Regione che possono restare in carica candidandosi in Parlamento la conferma come «percepita dalla gente». Certo è, considera, che «sarebbe molto meglio aver potuto già in queste settimane avere al proprio fianco il candidato presidente della coalizione», ma ormai si nutrono poche speranze che lo stallo si risolva prima del voto politico.
CAMBIO IMPRATICABILE
In ogni caso, sostiene Molinaro, «sul territorio tutti gli amministratori che hanno sottoscritto il documento a favore di Riccardo Riccardi presidente spendono quel nome», con il non detto che sarebbe oltremodo difficile cambiare tra qualche giorno. «La gente ha bisogno di chiarezza sottolinea Molinaro e ci conviene remare tutti da una parte perché, se perdiamo, le possibilità di entrare in Consiglio si riducono drasticamente per tutti». Sulla stessa linea uno degli altri firmatari, Carlantoni: «Non c'è dubbio, si andrà su Riccardi. Se vinciamo, occorre subito intervenire su situazioni delicate e complesse, bisogna affidarsi a un presidente con capacità gestionali ed esperienza consolidate».
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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