Croce rossa, la Cgil insorge contro i tagli

Venerdì 15 Novembre 2019
UDINE
La Cgil lancia l'allarme per il drastico taglio di stipendi ai lavoratori della Croce Rossa di Udine, un centinaio in tutta la provincia, ma i conti non tornano. Il caso, o presunto tale, è stato segnalato dal segretario provinciale della Funzione pubblica Cgil, Andrea Traunero, che denuncia tagli salariali del 30% come effetto del contratto siglato nel luglio scorso, ma non sottoscritto dalla Cgil: «Siamo alla fase due di un ribasso salariale iniziato nel 2014 - spiega l'esponente sindacale - con la sostanziale privatizzazione del Comitato provinciale della Cri. Con l'accordo di quest'anno, firmato prima che scadessero le convenzioni aperte, si è avviata a una riduzione di salari e di tutele dei lavoratori molto più pesante».
Per arginare questi ribassi pesantissimi la Cgil ha chiesto di riaprire i tavoli di trattativa con i vertici dell'ente, ma fino ad ora le risposte sono state solo abbozzate e la questione non è per nulla risolta». La Cri, anzi, ha già comunicato ai lavoratori diverse modifiche e sta già attuando alcune parti del contratto.
Il dubbio della Cgil è che l'obiettivo sia quello di rendere l'azienda meno costosa e più competitiva a spese di chi ci lavora, per prepararla alle nuove convenzioni con il Servizio sanitario regionale. «Una strategia che respingiamo - prosegue Traunero, - perché non è ammissibile percorrere una strada che incrementa progressivamente gli orari e i livelli di stress, riducendo salari e diritti dei lavoratori e determinando nel contempo un drastico calo della qualità dei servizi offerti ai cittadini che ne hanno bisogno». Parole, queste, ritenute offensive dal direttore amministrativo della Cri di Udine, Michele Coiutti, che le respinge al mittente. «Le convenzioni con le aziende non sono in equilibrio - afferma - e non ci stiamo dentro. A quel punto si guarda ai costi in eccesso». Sotto accusa sono i 200 euro che, nel 2014, i dipendenti percepivano come indennità di rischio, ma era un extra che si sarebbe dovuto esaurire entro quell'anno, «invece - spiega Coiutti - è stata mantenuta e io mi sono limitato a toglierla. Inoltre, a fronte di ferie non godute e straordinari non retribuiti da una parte e dell'elevata richiesta di servizi da parte dell'Asuiud dall'altra, per garantire il servizio è stata trovata una soluzione con Cisl e Uil, ovvero forfetizzare lo straordinario fino a un massimo di 250 ore all'anno». Anche la Cisl, in effetti, interviene sulla questione sollevata dalla Cgil, precisando che «il passaggio contrattuale del personale della Cri da enti pubblici ad Anpas e le conseguenti differenze stipendiali, sono conseguenza di una legge nazionale. Come Cisl abbiamo cercato per alcuni anni di attenuarne le conseguenze, chiedendo risorse extra alla Cri, che si è sempre mostrata disponibile nel rendere questo passaggio meno invasivo nei confronti dei lavoratori coinvolti. Le differenze salariali dovute ai due contratti applicati, che comunque stimiamo inferiori al 10%, si sono rese necessarie a fronte di difficoltà economiche da parte del Comitato di Udine, con il quale ci si è dovuti confrontare non solo per salvaguardare i livelli retributivi, ma soprattutto quelli occupazionali. A fronte del rischio di tagli di personale, i dipendenti hanno, loro malgrado, acconsentito a piccole riduzioni salariali pur di salvaguardare il posto di lavoro per tutti».
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