Contagi, svolta in 7 giorni Ma negli ospedali è crisi

Mercoledì 20 Gennaio 2021
IL PUNTO
PORDENONE E UDINE La settimana tra il 4 e il 10 gennaio è stata quella fatale. Ha riportato a suon di contagi e ricoveri (ma purtroppo anche di vittime, anche se non costituiscono un parametro per prendere le decisioni) il Friuli Venezia Giulia in zona arancione. La settimana successiva, quella tra l'11 e il 17 di questo mese, sarebbe stata potenzialmente in grado di evitarle o mitigarle, le chiusure di cui oggi soffrono tutti. Solo un parametro - ma importantissimo - resta alto e stabile: i ricoveri in ospedale. Il contagio, invece, ha intrapreso una strada in discesa dovuta principalmente alle forti restrizioni natalizie. Lo dimostra il confronto tra due settimane chiave, la seconda delle quali sarà presa in esame dall'Istituto superiore di sanità per il prossimo monitoraggio, che includerà anche il valore Rt della regione.
IL RAFFRONTO
Dal 4 al 10 gennaio in Friuli Venezia Giulia sono stati verificati dalla macchina della Protezione civile 4.932 contagi. Nel periodo tra l'11 e il 17 gennaio, invece, il dato è sceso a 4.533. E tra il 18 e il 19 gennaio il calo è stato ancora più apprezzabile. La riduzione del contagio su base settimanale è stata pari a circa l'8 per cento. E si tratta della prima discesa dopo settimane di costante crescita dei numeri. Inoltre, nei sette giorni che hanno portato il Friuli Venezia Giulia in arancione (per la seconda volta dopo le chiusure autunnali) per due volte era stata superata la soglia (psicologica ma non solo) dei mille casi giornalieri: era accaduto il 7 gennaio (1.067 contagi) e il 9 gennaio (1.015 contagi). Nella settimana tra l'11 e il 17 gennaio, invece, il picco più alto è stato rappresentato dai 919 casi registrati il 15 gennaio. Per il resto della settimana, i numeri sono stati molto più bassi. E ciò è accaduto in tutte le province del Friuli Venezia Giulia: l'incidenza media è scesa praticamente ovunque al di sotto degli 800 positivi ogni 100mila abitanti, mentre sino a sette giorni fa era stabilmente al di sopra di quella soglia. Ora lo è solo in provincia di Gorizia. Il Friuli Occidentale, l'area peggiore della regione, ora è la migliore, con un'incidenza vicina ai 600 positivi.
L'ATTIVITÀ DI TEST
Ai tamponi molecolari, dal 15 gennaio, sono aggiunti nel conto giornaliero anche i test rapidi. Ai sensi del bollettino, però, cambia in realtà poco. Si può evincere comunque che sia in calo uno degli indicatori più importanti, spesso dimenticato sull'altare dei tamponi totali, che comprendono anche l'attività di screening programmato: si tratta del rapporto tra nuovi casi testati (quindi pazienti con sintomi sospetti o contatti stretti di persone infettate) e contagiati. Ebbene, il calo in questo caso è evidente: sino a una settima fa, infatti, un nuovo test su tre era Covid. Generava un malato da gestire. Oggi questo rapporto supera quota uno su sei. La metà.
IL PROBLEMA
C'è però un'emergenza che è ancora viva, e che seguirà inesorabilmente il ritmo del contagio. Gli ospedali sono ancora pieni: in Terapia intensiva il tasso di occupazione dei letti non è mai sceso al di sotto del 34 per cento (la soglia d'allarme è fissata al 30 per cento), mentre in Area medica si è sempre rimasti al di sopra del 51 per cento, quando la soglia d'allarme è situata al 40 per cento della disponibilità. Anche ieri in Area medica sono entrati altri 11 pazienti, portando il totale a quota 691 persone. In Terapia intensiva i ricoveri sono stabili a quota 63 pazienti. La pressione sugli ospedali calerà solo se la discesa dei contagi si dimostrerà prolungata.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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