Consiglio, il timone passa a Zanin

Martedì 17 Luglio 2018
Consiglio, il timone passa a Zanin
IL CASO
TRIESTE È stato eletto con i soli voti della maggioranza di centrodestra (29 alla seconda votazione e 20 gli astenuti) il nuovo presidente del Consiglio regionale che subentra ad Ettore Romoli, deceduto lo scorso 14 giugno. Si tratta di Piero Mauro Zanin, da ieri pomeriggio ex capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale ed ex sindaco di Talmassons, uno dei ribelli anti-Uti che ha infiammato la scena politica nella passata legislatura contestando aspramente la riforma degli enti locali di Paolo Panontin. Un'elezione sofferta e travagliata la sua: la prima votazione non ha raggiunto la maggioranza assoluta fermandosi a 20 voti contro i 4 ottenuti da Mauro Di Bert (Progetto Fvg) e, stando ai rumors, il governatore Massimiliano Fedriga, volendo rispettare gli accordi presi con Forza Italia, avrebbe minacciato di dimettersi se Zanin non fosse stato eletto mentre l'ex parlamentare Ferruccio Saro avrebbe insistito affinché la presidenza andasse a Di Bert. A complicare il quadro, le opposizioni (Pd, Cittadini, Open Sinistra Fvg, Patto per l'Autonomia e Movimento 5 stelle) che non hanno voluto partecipare al voto dopo che il capogruppo dei dem Sergio Bolzonello ha chiesto un tavolo di confronto alla maggioranza, sentendoselo negare, per trovare una convergenza sul nome del nuovo presidente del Consiglio «che deve essere di garanzia e consentire di governare con serenità per i prossimi cinque anni». Richiesta respinta dal capogruppo della Lega Mauro Bordin: «Le condizioni per proseguire con la votazione ci sono, siamo contrari a qualsiasi forma di sospensione o rinvio».
LE OPPOSIZIONI
«Prendiamo atto con molto rammarico perché ritenevamo che dall'incontro poteva uscire qualcosa di buono» ha replicato Bolzonello vedendosi respingere la mozione d'ordine. La seconda votazione è stata annullata (e poi rifatta) per consentire alle opposizioni in fermento di intervenire: «Nella prima conta la maggioranza si è clamorosamente spaccata» ha chiosato il capogruppo dem. Dello stesso parere Giampaolo Bidoli e Massimo Moretuzzo (Patto Autonomia): «Abbiamo chiesto di contribuire ma non ci è stata data la possibilità, crepe preoccupanti» e poi ancora Enzo Marsilio (Pd): «Un errore l'aver forzato la mano, l'elezione del presidente non è uno scherzo. Deve garantire le regole interne e comprendere le dinamiche dei gruppi, serviva un ragionamento comune. Una nomina con i soli voti della maggioranza non indica imparzialità». Rammarico è stato espresso dall'ex sindaco di Udine Furio Honsell mentre Andrea Ussai (M5s) ha chiarito: «Volevamo partecipare al voto perché riteniamo che il presidente debba essere super partes ma non c'è stata disponibilità al dialogo». Rincara Mariagrazia Santoro (Pd): «Chi esce dalla votazione non avrà riconoscimento bipartisan, il braccio di ferro non serve alla democrazia» mentre la dem Chiara Da Giau ha parlato di «resa dei conti interna alla maggioranza». Diego Moretti ha ricordato che «Iacop, Tesini e Romoli hanno ottenuto più voti della maggioranza che li sosteneva» mentre Tiziano Centis (Citt) ha ribadito: «Il presidente del Consiglio deve essere figura politica di sintesi». Roberto Cosolini (Pd) ha parlato di «insuccesso» e di «figuraccia» e Franco Iacop di «pagina non felice della storia di questo Consiglio». Infine Cristiano Shaurli (Pd): «Oggi (ieri ndr) si crea un precedente con un presidente del Consiglio azzoppato a pochi mesi da un'elezione trionfale, una caduta di stile istituzionale».
IL PRESIDENTE
«Non è un momento particolarmente felice della mia vita per quello che è successo, spero con il mio lavoro e la mia attenzione di recuperare un rapporto di fiducia. Spiace che dietro si nascondano ripicche e sgambetti». Dunque un breve discorso di insediamento: «Garantirò il rispetto reciproco tra maggioranza ed opposizione, concretezza e serietà per il bene dei nostri cittadini». Poi il ricordo di Romoli «esempio di rettitudine, indipendenza e di apertura al dialogo e al confronto, ci lascia una eredità esigente». Zanin ha posto l'accento sulla necessità di «colmare il distacco tra cittadini e rappresentanze istituzionali» e di dare «risposte efficaci e tempestive alle sfide che ci attendono». Dunque «l'umiltà di voler ascoltare deve prevalere, dobbiamo essere riferimenti affidabili». Europa, immigrazione, lavoro e povertà i temi da affrontare: «Assolutamente condivisibili» commenta Fedriga ribadendo la disponibilità al confronto.
Elisabetta Batic
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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