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UDINE (cdm) I medici di base rivendicano la necessità di un camice

Sabato 16 Gennaio 2021
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UDINE (cdm) I medici di base rivendicano la necessità di un camice bianco alla regia di un «atto medico», come il vaccino. Gli infermieri criticano i camici bianchi che a loro parere starebbero solo cercando di «riguadagnare spazi», per un fatto di reputazione ma anche economico. La campagna vaccinale su larga scala non è ancora partita (in Fvg, per i dipendenti fuori orario di lavoro, previsti 50 euro all'ora agli infermieri e 80 ai medici vaccinatori) che è già scontro a distanza. «Volessimo essere un po' puntuali - dice Stefano Giglio (Opi) è inaccettabile che un medico abbia bisogno di andare a fare vaccini. Credo che soprattutto i medici di base e gli specialisti debbano fare i medici, mentre questa dei vaccini è un'attività che è sempre spettata ad infermieri e assistenti sanitari. Che in questo momento l'aspetto economico determini un aumento della disponibilità da parte dei medici che hanno sempre denigrato questo tipo di professionalità, fa riflettere». Secondo Giglio, i medici «con tamponi e vaccini stanno cercando di riguadagnare gli spazi che rischiavano di perdere a favore di altre categorie. Sia per una questione economica sia di reputazione. Ma mi chiedo: se a un medico di base con 1100 assistiti danno 14 euro per fare un tampone o no, gli cambia tanto la vita? È dalla notte dei tempi che i vaccini li fanno infermieri e assistenti sanitari, mentre si sa che mancano medici per fare altri tipi di attività». Non ci sta Khalid Kussini (Fimmg): «Da me si dice che chi non sa ballare dice che la pista pende - ironizza -. Con tutto il rispetto, l'infermiere deve fare l'infermiere e il medico deve fare il medico. L'atto medico spetta al medico, non all'infermiere, a prescindere da un accordo o meno sul lato economico. Io ho iniziato il 1. dicembre a fare tamponi a Latisana e sfido chiunque a dire che mai l'infermiera da me abbia fatto dei test». Per i vaccini, secondo Kussini vale lo stesso: «In videoconferenza con l'assessore Riccardi ho detto a gran voce che un medico di base non può essere escluso. Dev'essere al centro della situazione. Nessuno meglio di noi conosce cosa prendono i pazienti e che allergie hanno. Mi dispiace se diventerò antipatico, ma mi devono spiegare cosa c'entrino in questo i farmacisti, che pure hanno alzato la mano per fare i vaccini. Abbiamo finalità diverse». Insomma,«l'iniezione deve farla il medico. L'infermiere lo aiuterà. Non stiamo rubando il mestiere a nessuno: ognuno fa il suo». Per ora «nessuno dei medici di base si è tirato indietro. Quando ci permetteranno di fare i vaccini noi ci saremo. Ma, come detto da Riccardi, prima serve un accordo nazionale».
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