Bacchettata di Riccardi: «Vincerà chi fa squadra»

Lunedì 12 Novembre 2018
SANITÀ
PORDENONE L'invito a partecipare alla 20^ Giornata del Cuore, organizzata dall'associazione Amici del Cuore, è stato sicuramente gradito, ma tornare a Pordenone per lanciare un messaggio era necessario. A tre giorni dalla sua ultima visita, l'assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi, è un fiume in piena e non risparmia nemmeno il titolo del tema che gli è stato assegnato: Cosa aspettarci per il futuro della Sanità del nostro territorio.
Prima di prendere la parola, Riccardi ha ascoltato con molta attenzione tutti gli interventi. Lo stesso Giorgio Simon, direttore della Aas5 e ieri mattina moderatore del convegno assieme al cardiologo Gian Luigi Nicolosi, ha evidenziato questo aspetto positivo, perché in genere, soprattutto la domenica, gli assessori regionali (ma anche quelli comunali) sono costretti a dividersi tra più eventi che si svolgono in contemporanea. «Si deve avere il coraggio di dire anche le cose che qualcuno non vorrebbe sentirsi dire ha esordito parlando della riforma sanitaria alla platea riunita nell'aula magna del Centro Studi il titolo è stimolante, ma parla di una legittimazione del territorio pordenonese che per chi governa deve riguardare questo territorio alla pari degli altri. C'è chi promette che Pordenone è il centro del mondo e chi invece dice che si deve avere uno sguardo a lungo raggio, perché la prospettiva del sistema deve portare risultati nel lungo periodo e non piccole soddisfazioni nel breve. Il nostro riferimento è il milione 200 mila cittadini del Friuli Venezia Giulia. A Pordenone io dico che in questo sistema chi fa squadra vince la gara finale e non il singolo giro. Non si devono fare gare, ma alleanze».
Da qui l'appello: «Il compito della classe dirigente è quello di abbassare la temperatura del dibattito, perché anche quando ci portano avanti posizioni differenti in un clima teso è difficile far passare certi messaggi. Si deve creare il clima giusto affinché il sistema sanitario faccia l'indispensabile salto di qualità». I messaggi rassicuranti verso Pordenone sono proseguiti: «La cosa più complessa consiste nel far capire le ragioni per cui ogni territorio all'interno del sistema manterrà la propria identità. Conosciamo la storia di Pordenone. Il tema della salute e del sistema sanitario contiene una rivendicazione identitaria che vuole un sistema all'interno del quale riconoscersi. Pordenone è un modello: è stata l'unica provincia che ha messo assieme ospedale e territorio. Riconosco le sue migliori performance. Prenderemo esempio da voi, ma il sistema sanitario non può continuare a offrire prestazioni differenti a seconda della zona che si prende in considerazione. Serve omogeneità. La vera sfida non è sulla sanità, ma sulla salute: qui ci giochiamo tutto»
Ha ricordato il ritardo sull'informatizzazione e i problemi per la qualità manageriale nelle reti dove non si è investito. Ha detto che si investirà sull'innovazione tecnologica una somma maggiore di quella stanziata a gennaio 2018 («Domani (oggi per chi legge, ndr) tratteremo il tema in Giunta e parleremo di numeri»).
Ivo Moras, presidente della terza Commissione sanitaria è stato più lapidario sul discorso dei campanili: «Basta con la visione locale. Un investimento non riguarda una provincia a discapito di un'altra, riguarda la regione».
Alessandra Betto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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