Atmosfera pesante in casa, papà a giudizio

Sabato 18 Novembre 2017
IL CASO
UDINE Avrebbe maltrattato per anni moglie e figlia, la primogenita, anche davanti agli altri due figli, costringendo di fatto tutti i componenti del nucleo familiare a vivere in un clima di avvilimento, timore e sofferenza. È per questo motivo che un papà, di 45 anni, straniero residente in Friuli, è stato rinviato ieri a giudizio dal gup Daniele Faleschini Barnaba per l'ipotesi di reato di maltrattamenti. Era stata proprio la figlia maggiore, che all'epoca aveva appena cominciato le superiori, a far venire a galla la vicenda, raccontando la sua storia allo sportello di ascolto dell'istituto. La ragazzina avrebbe raccontato di essere stata presa a schiaffi fin da piccola e percossa quando tornava da scuola con voti bassi. Il caso era stato segnalato alla Polizia e davanti ai poliziotti della Mobile la mamma avrebbe confermato il racconto della figlia, svelando anche le violenze da lei subite. L'uomo secondo il racconto della donna posto a fondamento della richiesta di rinvio a giudizio della Procura - avrebbe preteso che la moglie ubbidisse a ogni suo ordine, l'avrebbe in diverse occasioni colpita con calci e pugni e costretta anche a rapporti contro la sua volontà. «Non ci sono elementi a sostegno dell'accusa che per noi è infondata spiega l'avvocato Daniele Vidal che insieme a Monica Lauzzana difende l'uomo per cui i legali avevano chiesto il non luogo a procedere -. Tutte le accuse sono in una denuncia molto nebulosa, abbiamo interesse a difenderci compiutamente». Nessuno si è costituito parte civile.
«CALUNNIA»
Sempre ieri il gup ha rinviato a giudizio con l'accusa di calunnia anche una mamma, 54 anni. La donna secondo le contestazioni formulate nel capo di imputazione a suo carico firmato dal pm Puglia avrebbe sporto querela nei confronti dell'ex compagno, accusandolo falsamente di lesioni ai danni del figlio nato dalla loro relazione La donna avrebbe riferito all'epoca che quando era andata a prenderlo, il minore, 13 anni, le avrebbe riferito di essere stato colpito con una cinghia dal padre senza motivo, sulla schiena e su un fianco. La donna avrebbe anche portato il ragazzino in pronto soccorso. Ma sempre secondo l'accusa sarebbe stata lei a disegnare con i cosmetici delle strie bluastre sul corpo del figlio e a indurlo a raccontare di essere stato percosso, per poterlo tenere con sé. Era stato il minore a svelare di aver mentito. Il padre si è costituito parte civile con l'avvocato Emanuele Sergo che testimonia «l'enorme sofferenza» del suo cliente «che per lungo tempo non ha potuto vedere il proprio figlio». «La loro vita quotidiana è stata stravolta a seguito della denuncia», conclude il legale spiegando che il minore «ha dovuto trascorrere oltre un anno presso la comunità invece che vivere accanto al padre che si è sempre preso cura di lui».
E.V.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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