Alloggi Ater, il Pd: c'è il rischio banlieu

Martedì 14 Agosto 2018
Alloggi Ater, il Pd: c'è il rischio banlieu
LA CONTRO-INTERVISTA
TRIESTE «Portare la residenza da due a cinque anni per un alloggio Ater? Per noi bastano due anni, un requisito che risponde a tutti i parametri di ragionevolezza riconosciuti sia dalla Corte costituzionale che dalla Corte europea per i diritti dell'uomo. Ma il vero tema è un altro: occorre investire sulla residenzialità degli stranieri, o almeno di quelli che servono al nostro sistema economico». L'avvocato Salvatore Spitaleri, segretario regionale del Partito democratico, risponde puntualmente al presidente della Regione Massimiliano Fedriga, che ieri sul Gazzettino aveva annunciato un vigoroso giro di vite su welfare e stranieri, partendo da una sentenza della Corte costituzionale che, negando il requisito di dieci anni di residenza alla Liguria, ha tuttavia puntualizzato che un termine di cinque anni appare ragionevole.
Segretario Spitaleri, lei non toccherebbe, allora, i requisiti? A Gorizia hanno appena assegnato a stranieri 45 alloggi Ater su 58 disponibili: un fattaccio...
«Non nego che possa essere considerato un fattaccio, anche se credo che molti di quegli stranieri lavorino ai cantieri di Monfalcone».
E allora forse è meglio attenuare i numeri.
«Tutto si può fare, tuttavia soltanto con il buon senso e non su una base ideologica. Fedriga dev'essersi ammalato di annuncite ma noi, prima di qualsiasi ragionamento, vogliamo chiarire la percentuale di alloggi Ater assegnati agli stranieri».
Lei lo sa bene, è ancora una minoranza.
«E allora poniamoci la questione di fondo: è vero che spesso gli stranieri provocano disordine e tensione sociale e penso sempre a Monfalcone però il disordine si contrasta con le politiche di inclusione, integrando culturalmente e materialmente».
Belle parole, ma i fatti?
«Parliamoci chiaro, l'alternativa è facile: sono le banlieu parigine».
Cosa ne pensa dell'addio alle autocertificazioni sul non possesso di case in patria?
«Penso che siamo di fronte a una vistosa contraddizione: da una parte dicono che basta l'autocertificazione per i vaccini dei bambini, dall'altra vogliono mobilitare le ambasciate straniere sulle case Ater. E poi, diciamocelo, non me lo vedo proprio un presidente di Regione impartire direttive alle ambasciate».
Fratelli d'Italia, con il capogruppo in Consiglio regionale Claudio Giacomelli, ha annunciato ieri una proposta di legge per riservare quote di alloggi Ater a italiani, a categorie fragili e a stranieri. Cosa ne pensa?
«C'è poco da pensare: è semplicemente incostituzionale poiché discrimina in base all'etnia».
Anche su anziani e disabili?
«Certo che no: per determinate categorie è possibile mettere in campo parametri che conducano a effettive agevolazioni. Ma non distinguendo fra un'etnia e l'altra».
Ma allora cosa si deve fare per dare le case agli italiani?
«Quello che avevamo cominciato a fare noi: tavoli territoriali dove Regione, Comuni, imprese e rappresentanti dei lavoratori si confrontano con buon senso sulle emergenze di ciascuna area omogenea del Friuli Venezia Giulia. Paluzza e Monfalcone non sono la stessa cosa. Ma qui non dare le case agli immigrati sembra l'unica politica di sviluppo finora manifestata».
Ossia?
«Non vedo ancora segnali d'iniziative effettive per la logistica e la portualità: su questo, cosa vogliono fare? E poi Fedriga si contraddice sul lavoro».
Perché?
«Dice che una norma non può creare lavoro, tuttavia hanno criticato in lungo e in largo il Jobs Act che di lavoro, sia pure precario, ne aveva pur creato».
Hanno fatto il Decreto Dignità.
«Infatti: il Jobs Act aveva creato lavoro precario, invece il loro Decreto Dignità cancella il lavoro e basta, precario o non precario che sia».
Maurizio Bait
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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