All'ex caserma entrano i pakistani Venti leghisti cercano di bloccarli

Martedì 23 Gennaio 2018
LA PROTESTA
TARVISIO Da una parte una ventina di militanti della Lega che hanno prima appeso uno striscione con scritto i terremotati senza casa, agli immigrati tutto e poi hanno cercato di bloccare l'ingresso alla caserma, dall'altra i sorrisi, le strette di mano e i ciao di benvenuto da parte degli esponenti della realtà che li ha accolti nella loro nuova casa. Questo lo scenario che ieri mattina si è presentato ai venticinque richiedenti asilo, tutti uomini e pakistani, giunti intorno alle 11.20, a bordo di una corriera dalla Saf, all'ex caserma Meloni di Coccau e provenienti dalla caserma Cavarzerani di Udine. A guidare il dissenso e a invitare i migranti ad andarsene è stato il responsabile per la sicurezza e l'immigrazione della Lega Stefano Mazzolini, accompagnato da una ventina di militanti tra cui la sorella Sabina, capogruppo in Comune di Tarvisio, gli assessori comunali Mauro Zamolo e Antonio Petterin e Andrea Siega responsabile del Movimento Giovani padani per l'Alto Friuli. Mazzolini, grazie alla traduzione di un mediatore culturale, si è rivolto al gruppo di richiedenti asilo informandoli che la loro presenza non è ben accetta. «L'abbiamo detto in tutte le maniere che non siete i benvenuti. Oggi qui ci sono mamme e papà che vogliono avere la sicurezza per i loro bambini. Noi siamo sicuri che con questo arrivo, perderemo quella libertà che c'era nel nostro territorio. Voi dovete tornare nel paese da dove siete arrivati». Il faccia a faccia è proseguito per diversi minuti con il discorso di Mazzolini ascoltato in silenzio dal gruppo di pakistani poi, grazie all'intervento dei carabinieri della Compagnia di Tarvisio presenti per garantire l'ordine pubblico, è stato aperto un varco tra i manifestanti e i profughi sono potuti entrare in caserma. «Per noi è una triste notizia - ha proseguito Mazzolini - l'abbiamo saputo tardi e non siamo riusciti a organizzarci al meglio per rispedirli a casa. Non li vogliamo. Avessimo avuto più tempo, saremmo stati in cento e loro non sarebbero sicuramente riusciti a entrare». Il leghista è convinto che la protesta di ieri sia solo il primo passo e che tutto cambierà dopo le elezioni politiche del 4 marzo. «Per ora garantiremo la sicurezza ai nostri cittadini monitorando il territorio e denunciando ogni comportamento sospetto di queste persone. Quando vinceremo le elezioni, l'onorevole Fedriga mi ha promesso che li rispedirà al mittente e la Meloni diventerà una struttura dove poter ospitare, ad esempio, il gruppo sportivo degli Alpini». Mazzolini è deluso anche dalla totale assenza degli esponenti di Forza Italia e del fatto che solo il Carroccio fosse in prima linea. «Evidentemente i forzisti erano tutti impegnati con cose più importanti, ma sapevamo che sarebbe stata solo la Lega a combattere veramente questa battaglia». Sotto accusa anche Carlantoni, nell'occhio del ciclone dopo le dichiarazioni dell'assessore regionale Gianni Torrenti che ha ribadito come l'arrivo dei migranti alla Meloni sia frutto di un accordo messo in piedi proprio con l'ex primo cittadino di Tarvisio. «Voglio parlare con lui - prosegue Mazzolini - per capire cosa ci sia di vero. Su Carlantoni continuo ad avere però forti dubbi. A questo punto inizio ad avere grossi dubbi che la questione Lamarmora fosse un reale pericolo», sostiene.
Tiziano Gualtieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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