Al Cro di Aviano un tipo avanzato di chemioterapia senza danni

Lunedì 19 Marzo 2018
NUOVA TECNICA
UDINE Al Cro arriva la chemioterapia ipertermica intraperitoneale (Hipec), un trattamento innovativo che supera i limiti della chemioterapia tradizionale perché riesce a raggiungere e superare gli strati più superficiali del peritoneo riducendo gli effetti indesiderati della chemioterapia sistemica e colpendo solo la zona malata. Così oggi una diagnosi di tumore primitivo del peritoneo o di carcinosi peritoneale da tumore dell'ovaio e del colon-retto non costituisce più una condizione irreversibile.
«Hipec spiega Giulio Bertola, direttore dell'oncologia chirurgica ci consente di effettuare, terminato l'intervento, un trattamento della cavità addominale con una soluzione contenente il farmaco chemioterapico più indicato per il tipo di cellule tumorali responsabili della malattia. Il liquido utilizzato per il bagno peritoneale aggiunge viene riscaldato fino a 43 C° e perfuso con un sofisticato macchinario che permette di mantenere costante la temperatura durante tutta la procedura e di registrare i parametri del paziente».
Il calore potenzia l'effetto della chemioterapia e favorisce l'azione del farmaco in profondità. Infine l'aggiunta del calore uccide le cellule neoplastiche sensibili alle elevate temperature. La procedura disponibile al Cro richiede l'utilizzo di tecnologie e conoscenze multidisciplinari specifiche: l'Istituto nazionale tumori di Aviano è stato tra i primi centri oncologici in Italia a utilizzare Hipec accumulando una significativa esperienza nel trattamento multidisciplinare della carcinosi peritoneale.
I tumori addominali sono in grado di diffondersi anche al peritoneo creando una condizione denominata carcinosi peritoneale. I tumori che più frequentemente possono evolvere in un quadro di carcinosi peritoneale sono quelli dell'ovaio, del colon e dello stomaco.
Intanto di recente il Cro ha ampliato la propria offerta dignostica eseguendo, unica in regione, la prima marcatura di un tracciante Pet con Gallio per lo studio delle neoplasie endocrine. Il Gallio 68 è un isotopo che, diversamente dal Fluoro 18 prevalentemente utilizzato in Pet e prodotto da ciclotrone esterno, consente la marcatura di molecole innovative per studi diagnostici Pet/Ct. «Si sono imposte di recente, inoltre, nella pratica clinica - spiega Eugenio Borsatti, direttore della Struttura Operativa complessa del Cro - alcune molecole marcate Gallio 68 il cui ruolo risulta determinante nella gestione dei pazienti con tumori neuroendocrini e/o prostatici. È verosimile attendersi dal prossimo futuro un maggior sviluppo della diagnostica Pet/Ct con Gallio 68 visto il progressivo aumento di applicazioni cliniche di tale radioisotopo verificatosi negli ultimi anni».
L.Z.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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