Agli evasori bloccati 18 milioni di euro

Mercoledì 26 Giugno 2019
IL BILANCIO
PORDENONE Alla voce reati fiscali la Guardia di finanza di Pordenone può vantare sequestri per equivalente pari a 18 milioni di euro nel giro di appena un anno e mezzo. Soldi e patrimoni immobiliari sono destinati - qualora i processi finissero con una condanna - alla confisca. Rappresentano ben il 54% del risultato ottenuto dalle Fiamme gialle a livello regionale. E non è finita. Perchè i Pm, spronati dal procuratore Raffaele Tito, e le Commissioni tributarie hanno proposto sequestri per altri 32,6 milioni, nella consapevolezza che i reati tributari si arginano andando a colpire beni e conti correnti dei trasgressori. Il dato è emerso alla cerimonia per il 245° anniversario della fondazione del corpo e conferma come la lotta all'evasione e alle frodi fiscali rappresenti il capitolo più impegnativo assieme alla lotta a capitali illeciti e paradisi fiscali. Tra il 2018 e i primi cinque mesi di quest'anno, come spiega il colonnello Stefano Commentucci, sono stati scoperti 77 tra evasori totali e paratotali, 90 i denunciati per reati fiscali, 371 le ispezioni, 5.200 i controlli e 85 i denunciati per reati fallimentari. Su 3.544 controlli a scontrini e ricevute fiscali, 468 sono state le posizioni irregolari.
Colonnello Commentucci, come viene pianificata la caccia agli evasori in provincia di Pordenone?
«Parte degli interventi ispettivi trae origine da analisi di rischio relative all'evasione fiscale internazionale mediante trasferimenti di comodo della residenza di persone fisiche e di società nei paradisi fiscali. Oppure nell'individuazione di organizzazioni occulte con sedi secondarie, non dichiarate al Fisco, di società estere che svolgono in Italia attività soggette a tassazione. Tra le frodi fiscali più pericolose sono quelle riconducibili alle fatture per operazioni inesistenti. Le fatture false non consentono solo di abbattere il reddito, ma anche di creare risorse occulte per ulteriori impieghi illeciti».
L'exploit dei sequestri per equivalente come si spiega?
«È indispensabile poter condurre l'azione operativa in completa sinergia con l'autorità giudiziaria e per questo ringrazio la Procura. I sequestri preventivi per equivalente hanno permesso di bloccare oltre 18 milioni, disponibilità economiche altrimenti perdute. Dall'esperienza maturata si è rilevato che spesso, più che le sanzioni, è proprio l'aggressione ai patrimoni illeciti che incide efficacemente per il contenimento di molte attività criminali. In questo scenario abbiamo avviato con la Procura anche attività finalizzate ai cosiddetti sequestri per sproporzione nei confronti di coloro che hanno un tenore di vita sproporzionato alla loro denuncia dei redditi».
Riciclaggio di proventi illeciti: 20 interventi e 123 segnalazioni di operazioni sospette. Perchè tante ispezioni negli studi professionali?
«L'obbligo di segnalare le operazioni sospette non riguarda soltanto le banche, ma anche professionisti come notai, commercialisti, avvocati o consulenti. Sulla criminalità economico-finanziaria l'attività di vigilanza è stata implementata per prevenire il riciclaggio di capitali illeciti, la corruzione, la regolarità delle procedure in materia di appalti pubblici e le infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto sociale ed economico sano».
Aumenta anche il lavoro sommerso?
«Sì. Sono stati scoperti 703 lavoratori irregolari e segnalati 18 datori di lavoro. Il dato si riferisce principalmente al fenomeno della esternalizzazione illecita della manodopera tramite appalti e distacchi non genuini, perfezionati con aziende di comodo e cooperative spurie che poi la somministrano illegalmente. I lavoratori in queste condizioni non hanno garanzie né previdenziali né assicurative in caso di infortunio».
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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