A Tarvisio per il trapianto di midollo scatta la staffetta transfrontaliera

Giovedì 2 Aprile 2020
A Tarvisio per il trapianto di midollo scatta la staffetta transfrontaliera
MISSIONE SANITARIA
TARVISIO Una staffetta transfrontaliera di quasi settecento chilometri per una missione da cui dipende la vita di una persona in attesa di un trapianto di midollo osseo. Il tutto da portare a termine le difficoltà provocate da un nemico invisibile come il Covid-19.
DALL'AUSTRIA AL PIEMONTE
Il viaggio della speranza inizia a Lienz, l'obiettivo è raggiungere l'ospedale di Alessandria, il tutto passando attraverso il valico di Coccau nonostante i confini chiusi. Protagonista il Nucleo Operativo di Protezione Civile Logistica dei Trapianti (Nopc), organizzazione no profit di Firenze con volontari specializzati in questo tipo di attività, che in questo periodo deve fare i conti con la pandemia, intensificando i propri sforzi perché nonostante le limitazioni ai movimenti soprattutto tra Stati, esiste una sanità delle urgenze che non può rallentare o fermarsi.
IL RACCONTO
«Ad Alessandria c'era un ragazzo che aveva bisogno del trapianto di midollo osseo perché affetto da leucemia - spiega Massimo Pieraccini, direttore generale degli angeli dei trapianti - la fortuna ha voluto che tra i suoi parenti fosse stato individuato un donatore compatibile. Il problema più grosso era dato dal fatto che risiede in Austria, in Carinzia, nella zona di Villach». Una situazione che in condizioni normali sarebbe relativamente semplice da risolvere, ma che l'emergenza Covid-19 complica terribilmente: dal 10 marzo, infatti, nessun italiano può recarsi in Austria se non esibendo un certificato medico che ne attesti la buona salute e nessun austriaco può rientrare dall'Italia senza essere sottoposto a regime di quarantena obbligata.
LOTTA CONTRO IL TEMPO
Le cellule di midollo osseo hanno una vitalità limitata nel tempo e anche il malato «non può aspettare perché si trova in una situazione irreversibile. Ha fatto delle terapie per prepararlo al trapianto e se non riceve il dono viene esposto a gravi rischi che potrebbero portarlo alla morte». Ogni minuto diventa quindi fondamentale per la buona riuscita dell'operazione. La conferma della disponibilità delle cellule è giunta alla centrale operativa NOPC venerdì sera, e subito si è entrati in azione: «Grazie alla collaborazione del Centro di cooperazione di polizia di Thörl Maglern, a cui abbiamo inviato tutta la documentazione, siamo riusciti a organizzare una missione capace di neutralizzare il problema dei confini chiusi, permettendo alle cellule di arrivare martedì notte ad Alessandria».
LA DIFFICOLTÀ
Non è stata individuare i due staffettisti, uno austriaco e un italiano, quella è la prassi, ma convincere le autorità a trovare un luogo dove poterli far incontrare. Una situazione da film di spie; sullo sfondo due Paesi i cui confini, che sembravano svaniti nel nulla grazie al trattato europeo di Schengen, sono improvvisamente comparsi e un box isotermico passivo da trasportare, con elementi refrigeranti capaci di mantenere la temperatura tra i 2 e gli 8 gradi condizione fondamentale per tenere in vita le cellule.
NELLA TERRA DI NESSUNO
L'unico luogo possibile dove effettuare lo scambio è stato quella che una volta si chiamava no man's land, la terra di nessuno. Le autorità austriache hanno suggerito il valico di Coccau ed è proprio lì che, sotto gli occhi vigili delle rispettive polizie di frontiera, i due volontari si sono incontrati. «Un collega austriaco è giunto in auto fino al confine, dove era stata predisposta un'area in cui la collega italiana ha potuto, in totale sicurezza, prendere in carico il prezioso carico e portarlo all'ospedale di Alessandria dove questa notte (ieri, ndr) è stato effettuato il trapianto».
Una situazione particolare che il NOPC, nonostante fin dal 1993 si occupi di trasporti urgenti per donazione e trapianto di organi, non aveva mai dovuto affrontare. «Siamo i custodi della vita del nostro malato. Annualmente facciamo circa 500 trasporti internazionali. Ci è capitato di portare un dono dalla Cina fino a Buenos Aires e, nonostante le numerose difficoltà che dobbiamo affrontare, abbiamo sempre centrato il risultato. Non potevamo certo permettere che il Coronavirus ci facesse fallire la missione».
Tiziano Gualtieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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