VOLLEY AMARCORD
TREVISO C'è stato un tempo in cui ad accomunarli sono state

Lunedì 20 Agosto 2018
VOLLEY AMARCORD TREVISO C'è stato un tempo in cui ad accomunarli sono state
VOLLEY AMARCORD
TREVISO C'è stato un tempo in cui ad accomunarli sono state la stessa maglia, le vittorie in Italia e in Europa, la Nazionale e le traiettorie che il palleggiatore a siciliano confezionava per lo schiacciatore trevigiano. Ora il filo che tiene legati, sia pur a distanza, Valerio Vermiglio e Alberto Cisolla è la passione per la ristorazione. Dalla rete di volley alla cucina e il vino anche se Cisolla, a 41anni, calca infatti ancora i parquet di A2 con la maglia dell'Atlantide Brescia. Vermiglio è invece diventato il nuovo direttore tecnico della formazione femminile di Marsala, che giocherà la prossima A2. «La pallavolo è stata per tanto tempo la mia vita - spiega Vermiglio - una passione travolgente che scorreva nelle mie vene. Ho dato tantissimo allo sport e ho ricevuto altrettanto. Il segreto dei successi? Essere stato spensierato, affrontare gli impegni con responsabilità e professionismo ma anche con una certa leggerezza. Fino a quando sono stato me stesso ho dato il meglio. Poi il volley è diventato una specie di lavoro e ho sentito venire meno gli stimoli. Adesso l'avventura nella pallavolo continua ma con un ruolo decisamente diverso. E per la testa ho molto altro».
AL SERVIZIO DEI GIOVANI
Negli ultimi anni il 40enne siciliano si era impegnato nella promozione del volley nella sua isola, spendendosi per far crescere i giovani. Ma quell'altro che dice esserci nei suoi pensieri è un richiamo irresistibile: la voglia di misurarsi con il giudizio del pubblico sia pur in una veste diversa. E così con la moglie Caterina ad inizio anno ha aperto un locale a Marsala dal nome evocativo: Rosso Vermiglio. «Un po' ristorante e un po' music club - spiega - ma soprattutto l'ho pensato come un posto dove rilassarsi e stare bene. Gli spunti mi sono venuti negli anni trascorsi a Treviso. Ho immaginato un luogo dove stare con gli amici, staccare la spina e azzerare lo stress. Per noi della squadra a quei tempi era così, ci divertivamo insieme per eliminare l'adrenalina. E così i rapporti diventavano più saldi e si dimenticavano gli attriti». Alta cucina e buon bere lo schema di gioco che l'ex palleggiatore ha disegnato nel nuovo locale, ospitato all'interno di un ex convento ristrutturato. L'obiettivo? Raggiungere l'eccellenza grazie allo chef Maurizio Bufi, fresco della conquista della sua prima stella Michelin a Villa Giulia, sul Lago di Garda.
L'AMICO RIVALE
Dall'altra parte della rete, pardon dello Stivale, sulla sponda bresciana del Lago di Garda anche Alberto Cisolla si cimenta nella ristorazione. Con la moglie è entrato da titolare nel ristorante dei suoceri, locale storico di Salò. «Ma c'è tanta panchina... cioè gavetta da fare - sorride - Questa è la mia scelta di vita perché non vedo la pallavolo nel mio futuro professionale. Allenare? Non mi sento tagliato. Il volley non offre grandi opportunità, come il calcio, e io ho altro per la testa». Nella ristorazione Cisolla si è ritagliato il ruolo che più sente suo: l'esperto di vini. «In realtà - scherza - io faccio tutto: sto al bar, aiuto a servire, faccio gli acquisti. Ma quella del vino è una passione che ho sempre coltivato e che adesso sto facendo crescere pian piano. Scegliere i prodotti, tenere i rapporti con le cantine e i produttori, puntando per il nostro ristorante su autenticità e genuinità. E in futuro magari ci sarà anche il diploma da sommelier».
ANCORA IN CAMPO
A Brescia intanto Albertone continua a divertirsi pure sotto rete. «Ho un ruolo che va oltre quello del giocatore. La mia esperienza può essere utile ma c'è una bagaglio di conoscenza che mi porto dietro dai tempi di Treviso che ha a che fare anche con il modello manageriale della gestione sportiva: gli ingredienti che hanno fatto grande Sisley e che possono essere utili a chi, come l'Atlantide Brescia, vuole riportare la pallavolo a recitare un ruolo di primo piano in città». Come si concilia l'impegno sotto rete e quello al ristorante? «I capi squadra nel locale lo fanno i miei suoceri, anche se io e mia moglie siamo entrati nella gestione. Non è affatto escluso che presto ci sarà il passaggio di mano. Per ora il tempo riesco a gestirlo bene. La ristorazione mi prende più o meno da Pasqua a fine ottobre, quindi c'è un bel pezzo di stagione agonistica in cui non ho altro a cui pensare se non la pallavolo e la mia famiglia». Ma quella del ristorante è una passione che viene da lontano o l'hai ereditata per ragioni familiari? «Un po' è entrata nella mia vita insieme a mia moglie, un po' era qualche cosa a cui ho pensato fin da quando ero giovane. Ovviamente io non sono uno da dietro i fornelli, la nicchia che mi sono ricavato, che va dai rapporti con i fornitori a quello con le cantine, è il ruolo che sento più mio e in cui credo di poter dare un contributo importante». Creatività e accostamenti a volte coraggiosi, sono la caratteristica del locale di Vermiglio, una cucina più tradizionale che punta tutto sulla qualità del prodotto invece è la carta giocata dalla squadra a tavola di Cisolla. «Una scelta che paga - dice l'ex schiacciatore - soprattutto rispetto a quel grande bacino che è rappresentato dalla clientela dei turisti stranieri, che del nostro buon vino e della cucina italiana amano soprattutto la genuinità».
Denis Barea
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