VITTORIO VENETO
«Lo voglio morto». È la frase choc che Angelica

Domenica 5 Gennaio 2020
VITTORIO VENETO «Lo voglio morto». È la frase choc che Angelica
VITTORIO VENETO
«Lo voglio morto». È la frase choc che Angelica Cormarci ha scritto in un messaggio telefonico inviato a Patrizia Armellin qualche settimana prima dell'omicidio di Paolo Vaj avvenuto la notte del 18 luglio scorso. Per il pubblico ministero Davide Romanelli, che ha indagato entrambe le donne con l'accusa di omicidio volontario, potrebbe essere questa la prova che l'assassinio fu premeditato. La conversazione tra le due è parte del materiale che è stato recuperato dal consulente a cui la Procura di Treviso ha affidato il compito di analizzare il contenuto dei computer e dei telefonini della Cormaci, di Vaj e della Armellin.
I MESSAGGI
La chat tra le donne, che sono detenute in custodia cautelare nel carcere femminile di Venezia, è rimasta nella memoria dello smartphone della 24enne siciliana che neppure un mese prima dell'omicidio scrive a Patrizia: «La deve smettere, altrimenti io lo voglio morto». Le parole della Cormaci farebbero riferimento alla tensione che si respirava nella casa di Via Cal dei Romani a Vittorio Veneto dove i tre protagonisti vivevano insieme e in cui i litigi sarebbero stati all'ordine del giorno. L'ultima discussione è quella risultata fatale all'uomo.
LA RICOSTRUZIONE
Dalle indagini emergono i dettagli sulla dinamica di quello che sarebbe successo la notte del 18 luglio; è stata la stessa Cormaci a raccontare agli investigatori che Vaj e la Armellin avevano iniziato a litigare perché Paolo voleva che la donna lo accompagnasse in macchina ad una festa. Lei si era però rifiutata probabilmente perché l'uomo, come confermato dall'autopsia, aveva già bevuto molto ed era quasi certamente ubriaco. Lo scontro diventa fisico nella camera matrimoniale della casa. Paolo Vaj viene colpito più volte presumibilmente con un bastone per le tende poi i tre, nella confusione che si ingenera, si trasferiscono nella cameretta. Vaj, ha raccontato la Cormaci, teneva Patrizia per i polsi e non ha mollato la presa neppure dopo essere stato spinto sul lettino. A quel punto la giovane siciliana gli si sarebbe messa sopra e avrebbe premuto un cuscino sul viso dell'uomo. Quando lo toglie il 57enne era morto. Il post mortem dirà che Paolo Vaj non è deceduto per soffocamento ma che invece sicuramente una delle concause è lo schiacciamento del torace, che gli avrebbe impedito di prendere fiato.
LE PERIZIE
Per il gip di Treviso che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare la Cormaci era in uno stato di soggezione psicologica nei confronti della Armellin. Una tesi che verrebbe indirettamente confermata anche dai primi riscontri della perizia psichiatrica sulle due donne effettuata dal consulente dei difensori, gli avvocati Marina Manfredi e Stefania Giribaldi, secondo cui Angelica Cormaci ha una parziale incapacità di intendere causata da una sindrome di alienazione che le impedirebbe di percepire e valutare la realtà in maniera corretta e che la espone a relazioni personali improntate ad un ruolo di succube. Mentre la Armellin sarebbe affetta da disturbi che potrebbe essere lo strascico di una forte depressione che la donna ha accusato nel 2006 dopo aver ceduto l'attività di vendita di legname che gestiva con l'ex marito e che negli anni successivi l'avrebbe portata ad accessi alle strutture di salute mentale, prima ad Ancona e poi a Treviso.
I POSSIBILI MOVENTI
Due al momento lei piste che portano al movente. La prima è la forte conflittualità legata al fatto che Vaj mal tollerava la convivenza tra lui, la Armellin e la Cormaci che si era trasferita a Vittorio Veneto dalla Sicilia qualche mese prima dopo aver conosciuto Patrizia su Facebook. La seconda il patrimonio dell'uomo, che nel suo testamento aveva nominato Patrizia Armellin come erede unico, a cominciare dal mezzo milione di euro di polizze di risparmio di cui la 52enne era anche il beneficiario in caso di morte di Paolo Vaj prima della scadenza del contratto.
Denis Barea
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