VILLORBA
La bomba all'esterno del K3, la sede della Lega a Villorba, «poteva

Domenica 12 Dicembre 2021
VILLORBA
La bomba all'esterno del K3, la sede della Lega a Villorba, «poteva causare la morte di chi operava a stretto contatto con l'ordigno». È stato inoltre accertato che avrebbe potuto avere «gravi conseguenze nel raggio di tre o quattro metri». Ma è altrettanto vero che oltre questa distanza sarebbe stata di fatto innocua. A stabilirlo è stato il colonnello degli artificieri Stefano Venuti, incaricato dalla Corte d'Assise del tribunale di Treviso di effettuare un esperimento giudiziale che simulasse l'esplosione dell'ordigno per verificarne l'effettiva pericolosità. I risultati della perizia sono stati resi noti ieri mattina nel corso del processo che vede imputato Juan Sorroche Fernandez, l'anarchico spagnolo di 43 anni ritenuto la mente dell'attentato dell'agosto 2018 nella sede provinciale della Lega a Fontane. L'uomo, assistito dall'avvocato Giampiero Mattei, è chiamato dai pubblici ministeri Roberto Terzo e Alessia Tavarnesi a rispondere dei reati di attentato per finalità terroristiche o di eversione e di devastazione o strage nel territorio dello Stato (articoli 280 e 285 del codice penale, ndr) che in caso di condanna prevedono anche l'ergastolo.
LA PERIZIA
Se da un lato la perizia del consulente super partes ha accertato il funzionamento della bomba sia sotto il profilo dell'impianto elettrico sia sotto quello dell'elemento detonante, dall'altro ha stabilito appunto che l'ordigno era altamente micidiale per chi avesse operato nelle sue vicinanze e poteva portare a gravi conseguenze anche in un raggio di 3-4 metri. Oltre quella distanza, però, non avrebbe provocato danni alle persone. Per accusa e difesa dunque la sintesi dell'esperimento giudiziale è che quella bomba avrebbe potuto uccidere. Opposta invece la lettura della difesa: «Qui stiamo parlando di un'ipotesi accusatoria di strage - afferma l'avvocato Giampiero Mattei - ed è pacifico che nell'esperimento giudiziale la pentola non è mai esplosa ma è saltato solo il coperchio. Come è pacifico che i chiodi all'interno non sono stati proiettati all'esterno». Per la difesa quindi non si tratta di un attentato, ma di un atto dimostrativo.
L'ACCUSA
L'intento di colpire la Lega, però, c'era. Ad affermarlo in aula era stato proprio Sorroche (è in carcere a Terni e segue le udienze in videoconferenza, ndr): «La Lega è vittima dell'odio che ha portato nella politica italiana e del male che ha fatto con le sue azioni» aveva affermato. Quasi a giustificare la presenza dei due ordigni all'esterno del K3. Nel corso delle indagini, così come poi appurato a processo, nell'agenda di sequestrata a Sorroche c'erano anche gli indirizzi di altre due luoghi riconducibili al Carroccio: uno a San Donà di Piave e l'altro a Imperia. Segno, secondo gli inquirenti, che il partito era nel mirino degli anarchici. L'ordigno inesploso di Villorba consisteva in una pentola a pressione riempita con 900 grammi di chiodi di legno, un chilo di black powder, polvere nera di scarsa qualità, e un artificio pirotecnico da 50 grammi. Il 19 marzo si torna in aula per la requisitoria dei pm e le arringhe degli avvocati di parte civile. Il 2 aprile sarà la volta della difesa. La sentenza è stata fissata invece per la settimana successiva, il 9 aprile.
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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