Vendrame: «Ma non dite che i trevigiani sono pigri»

Domenica 13 Gennaio 2019
IL SINDACATO
TREVISO Possibile non riuscire a trovare personale da assumere, soprattutto in un settore come quello delle costruzioni flagellato dalla crisi e in cui il saldo assunti cessati è ancora nettamente negativo? Mauro Visentin segretario provinciale della Fillea, il sindacato di categoria della Cgil, segue il comparto da quasi vent'anni. «Le strade per trovare manodopera, anche qualificata, ci sono. Il centro per l'impiego è là, a disposizione, e può fornire profili di lavoratori che hanno la necessità di lavorare. La Scuola edile e il sistema della bilateralità territoriale dell'edilizia sono a disposizione per formare gli addetti, anche in modo specifico, in base alle necessità. Dopodiché, applicando il contratto e trattando i lavoratori in maniera corretta, personale si trova senza dubbio».
SITUAZIONI COMPLESSE
I sindacati non contestano la difficoltà delle imprese nelle ricerca di dipendenti adeguati ai mutamenti del mercato. Non da oggi, tuttavia, invitano a considerare chi si cerca e quali condizioni vengono offerte, prima far passare il messaggio dei trevigiani, giovani o meno, schizzinosi o impigriti in tema di lavoro. «La selezione del personale è un processo complicato, al di là del fatto che esistono società specializzate in questo campo nota Giacomo Vendrame, segretario generale della Cgil trevigiana -. Un imprenditore non può pretendere di mettere un annuncio e che dopo due giorni la faccenda sia risolta: servono colloqui e, giustamente, le persone hanno diritto a capire di cosa si sta parlando. Mi pare ci sia eccessiva fretta e pochissima programmazione in questi ambiti. In realtà le risorse ci sono, basta farle incontrare. E incontrare vuol dire anche condizioni che siano verificabili e accettabili».
IL PERCORSO
Il numero uno della Camera del lavoro della Marca, dunque, sollecita a evitare di sollevare polemiche e a seguire canali codificati: «C'è una semplificazione del processo di selezione delle forze lavoro che deve avvenire in termini organizzati, insieme alle istituzioni, se necessario, insieme alle scuole professionali di formazione. Banalizzare la questione mi pare un modo per farsi pubblicità e buttare discredito sui lavoratori nel loro complesso. Che non è affatto vero che non hanno voglia di lavorare, piuttosto vogliono capire bene quali sono le condizioni, verificare e, se c'è il giusto tempo per essere recuperati, le cose si mettono a posto».
M.Z.
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