Vendono la casa pignorata: «Non è truffa»

Sabato 18 Settembre 2021
Vendono la casa pignorata: «Non è truffa»
LA SENTENZA
TREVISO L'acquirente non poteva non sapere della presenza di debiti relativi alle spese condominiali non pagate, del pignoramento in atto e inoltre il prezzo pattuito era di favore in quanto l'immobile valeva circa il doppio di quanto previsto dall'accordo di vendita. In attesa del deposito delle motivazioni, in sostanza è per queste ragioni (quelle della tesi difensiva sostenuta dall'avvocato Daniele Panico) che il giudice Cristian Vettoruzzo ha assolto una coppia di cittadini albanesi: Tamara Kola, 47enne attualmente residente a Villorba, e Arben Beqiri, 56enne residente a Treviso difeso dall'avvocato Giuseppina Marcelletti. I due erano finiti sotto processo per rispondere dell'ipotesi di reato di truffa aggravata in seguito alla denuncia presentata da una 45enne di origini moldave ma trevigiana d'adozione, costituitasi parte civile con l'avvocato Francesco Leone.
IL FATTO
I due proprietari di un appartamento nel grattacielo di via Pisa (Kola e Beqiri) avevano deciso di vendere l'immobile. Sulle spalle avevano infatti diverse spese condominiali arretrate e, con i soldi della vendita, avevano intenzione di saldare i debiti ed evitare il pignoramento, diventato poi esecutivo. Dopo aver trovato una possibile acquirente, la 45enne moldava appunto, avevano raggiunto un accordo per 110mila euro. Ed è a questo punto che le versioni divergono: i proprietari hanno sempre sostenuto che la signora fosse a conoscenza della loro situazione debitoria e del pignoramento, lei invece (che di fatto ha perso la caparra, ha dovuto restituire alla banca i soldi del mutuo ed è rimasta senza appartamento, che poi è stato venduto all'asta a 30mila euro) dice di essere sempre stata all'oscuro di tutto, scoprendo la situazione soltanto al momento della perizia della banca per la valutazione dell'immobile (che sarebbe stata di 230mila euro).
LA DENUNCIA
Raggiunto l'accordo, è stato firmato il preliminare di acquisto. La 45enne moldava ha così versato la caparra di 50mila euro tramite due bonifici bancari. Era il 3 ottobre del 2011. A quelli si devono aggiungere altri bonifici sul conto della coppia albanese, a cadenza mensile, andati avanti fino 20 maggio 2013. La somma totale sborsata dalla 45enne, e quindi il danno che lei sosteneva di aver subito, è di 59.675 euro. Che di fatto sono andati perduti. L'acquirente, come detto, ha sostenuto di aver scoperto solo in seguito che l'appartamento era stato pignorato per morosità dei proprietari ancora nel 2008. Circostanza portata a galla dalla banca al momento di effettuare la perizia per valutare l'immobile. E così ha deciso di sporgere denuncia alle autorità per riavere indietro il denaro sborsato.
IL PROCESSO
Dopo le indagini del caso, Tamara Kola e Arben Beqiri sono finiti a processo per l'accusa di truffa aggravata. Davanti al giudice è sfilata una lunga serie di testimoni, tra cui la stessa presunta vittima la quale ha ricostruito la vicenda affermando di non essere mai stata a conoscenza della situazione debitoria dei proprietari. A supporto di queste dichiarazioni, anche quelle degli amministratori di condominio che, sotto giuramento, avevano negato di aver mai parlato con la signora, avvalorando dunque la tesi dell'accusa secondo cui non fosse mai stata a conoscenza del pignoramento. Ma c'è un ma: la difesa ha sostenuto che se fossero stati pagati per intero i 110mila euro, i debiti sarebbero stati pagati e il pignoramento non sarebbe diventato esecutivo. Alla battaglia legale durata dieci anni ha messo fine il tribunale, dicendo tra l'altro che l'acquirente non poteva non essere a conoscenza della situazione al momento dell'acquisto.
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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