Vaccino agli amministrativi «Ma fanno tutti lavori a rischio»

Martedì 26 Gennaio 2021
Vaccino agli amministrativi «Ma fanno tutti lavori a rischio»
L'EPIDEMIA
TREVISO Nelle prossime due settimane non verrà eseguita nessuna nuova vaccinazione contro il coronavirus. A causa della carenza di dosi, fino a metà febbraio l'Usl della Marca procederà solo con i richiami su chi ha già ricevuto la prima iniezione, tra personale degli ospedali e anziani e operatori delle case di riposo. «Fino ad ora abbiamo vaccinato 15.400 persone. Adesso stiamo progressivamente completando i richiami spiega il direttore generale Francesco Benazzi tutte le dosi che arriveranno nei prossimi 15 giorni verranno usate per completare la profilassi con la seconda iniezione».
LO SCONTRO
In questo contesto scoppia la polemica con i dentisti. Nessuno di questi è stato ancora vaccinato contro il Covid. La posizione dell'Ordine dei medici di Treviso è netta: «Le priorità sono state sbagliate». Ciò che non va giù agli odontoiatri è che nel frattempo l'Usl ha già vaccinato parte del proprio personale amministrativo, non solo quello strettamente sanitario. «Sarebbe stato necessario tutelare fin da subito la salute degli odontoiatri, che per definizione lavorano a 20 centimetri dal rischio di contagio scandisce Luigino Guarini, presidente dell'Ordine dei medici di Treviso, che affronta la questione in prima persona come odontoiatra una parte dei vaccini disponibili, invece, è già stata somministrata anche a personale non sanitario. Mentre gli odontoiatri, così come altri liberi professionisti, restano scoperti. «Noi lavoriamo a pochi centimetri da una bocca aperta, priva di mascherina incalzano alcuni dentisti mentre gli amministrativi trattano con persone protette da mascherina, spesso dietro a un plexiglas». L'Usl, però, specifica che sono stati vaccinati solo i dipendenti amministrativi che hanno a che fare con i reparti, e che quindi sono a loro volta a rischio contagio. «Solo il 9% delle 15.400 persone vaccinate fino ad ora ha un ruolo amministrativo fa il punto Benazzi e tra gli amministrativi ci sono gli autisti delle ambulanze, chi lavora nelle segreterie dei reparti, gli ingegneri e i tecnici che si occupano anche del funzionamento del sistema di distribuzione dell'ossigeno negli ospedali. Oltre al piano vaccinale, quindi, la scelta di vaccinarli è stata corretta».
I RITARDI
Il buco riguardante i dentisti è stato creato dallo slittamento del Vaccination day del 23 gennaio. L'Usl aveva organizzato una giornata straordinaria per vaccinare oltre 6mila operatori della sanità in servizio nel territorio: da medici e infermieri liberi professionisti fino al personale dell'hospice dell'Advar e parte del personale del dipartimento di Prevenzione e dei distretti della stessa azienda sanitaria. L'appuntamento è saltato proprio a causa dei tagli alle forniture dei vaccini decisi da Pfizer. L'obiettivo è riprogrammarlo per metà febbraio. C'è poi il nodo degli oltre 9mila insegnanti in servizio nelle scuole trevigiane. Ad oggi non rientrano tra le categorie con accesso prioritario al vaccino. E dal primo febbraio i ragazzi delle superiori torneranno a fare lezione in presenza. Si partirà con una quota del 50%, che per la Marca vuol dire muovere circa 20mila studenti. Mom, la società dei bus e delle corriere, è pronta con una ventina di mezzi aggiuntivi e con oltre quaranta steward da dislocare alle fermate e nelle stazioni per evitare assembramenti. Per quanto riguarda elementari e medie, poi, ci sono 12 classi in quarantena: 5 nel distretto di Treviso, 4 in quello di Asolo e 3 in quello di Pieve di Soligo. Per un totale di circa 200 bambini e ragazzi in didattica a distanza. In attesa di eventuali accordi con i medici di famiglia, al momento si prevede di vaccinare gli insegnanti solo in base alle fasce d'età, all'interno della campagna vaccinale aperta a tutta la popolazione. Quando di partirà, cominciando di cittadini con più di 80 anni? Se ne riparlerà nella seconda settimana di febbraio. Sempre ammesso che le forniture dei vaccini tornino a essere regolari. Lo si capirà già da oggi. La Pfizer dovrebbe consegnare un nuovo carico di sieri nel polo farmaceutico dell'ospedale di Vittorio Veneto. Nessuno sa quante dosi arriveranno. La settimana scorsa erano state poco più di 3.500. La metà di quanto inizialmente programmato. E quella di Treviso non è nemmeno la provincia più in difficoltà. «Alla luce della collaborazione regionale tira le fila Benazzi abbiamo messo una parte delle dosi a disposizione di altre aziende sanitarie». A partire da quelle che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbero rischiare di non riuscire a chiudere nemmeno il cerchio dei richiami.
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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