Unindustria contro la Cisl «Le irregolarità sono poche»

Giovedì 18 Gennaio 2018
IN FABBRICA
TREVISO «Treviso sembrerebbe una delle province peggiori per illeciti in materia di lavoro. Ma è un quadro falsato: non è così». Niente come i numeri oggettivi può essere letto da angolature diverse. E la lettura dei dati dell'Ispettorato del lavoro elaborata dalla Cisl non è piaciuta a Maria Cristina Piovesana, presidente di Unindustria Treviso. Il 91 per cento di situazioni non a norma (dal lavoratore in nero alle finte partite Iva di fatto impiegate come dipendenti, al caporalato) rilevato nel 2016 sul totale dei casi verificati, per la leader dell'associazione industriali, non significa per nulla un'irregolarità ampiamente diffusa nelle aziende locali.
AL CONTRATTACCO
Al contrario, una percentuale tanto elevata - la più elevata in Veneto - ha una spiegazione semplice: funzionari e ispettori dell'organismo di controllo, quando intervengono, lo fanno pressoché a colpo sicuro. «Qui, a differenza di altre province, viene fatto un ottimo lavoro di intelligence, grazie alle segnalazioni, anche degli stessi operai - spiega Piovesana insieme al direttore generale Giuseppe Milan -. E trattandosi di ispezioni mirate, quella percentuale è ragionevole. Anzi, si dovrebbe arrivare al cento per cento». Al contrario, i valori assoluti (603 ditte irregolari su 664 esaminate) sono risicatissimi se rapportati alle 85mila imprese trevigiane iscritte in Camera di commercio: «Meno di una minoranza, uno zero virgola».
INGIUSTIZIA
A Unindustria non va giù la visione di una Marca maglia nera del lavoro irregolare. «Mi spiace che i numeri vengano interpretati in un modo tale da far apparire che qui siano diffusi comportamenti eticamente inaccettabili attacca Piovesana -. È profondamente ingiusto nei confronti delle nostre imprese e di chi rispetta le regole. Da parte di chi guida un sindacato (Cinzia Bonan, segretaria della Cisl Treviso Belluno, che ha diffuso le statistiche delle ispezioni, ndr) pretenderei letture corrette. Chiedere maggiori controlli perché le aziende trevigiane non sono virtuose è assurdo, fatico ad accettarlo e a farmene una ragione».
NESSUN ALIBI
I vertici degli industriali precisano subito: nessuna giustificazione, per solidarietà di categoria, per chi è stato pescato ad aggirare le norme: «I due casi di lavoro minorile accertati vanno sanzionati, come tutte le altre irregolarità. Sia chiaro, non contestiamo l'attività di controllo in sé. Anzi, la sosteniamo perché questi illeciti generano una concorrenza sleale dannosa per le altre imprese. Ma, appunto, rappresentano pochissimi casi, non la normalità: non ci meritiamo una lettura così negativa».
Mattia Zanardo
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