Una saga di famiglia cinque secoli di Bertoja

Domenica 7 Giugno 2015
Un cammino storico di cinque secoli. Dal Quattrocento al 1992 quando a Motta scompare, senza discendenza, l'ultimo Bertoja, il nobiluomo Luigi. Come molti nobili, anche i Bertoja hanno continuato a coltivare le loro proprietà diventando vinicoltori. E di successo, visto che Luigi ha ricevuto anche dei riconoscimenti per la sua attività. Ed è stato il caso, o la professione, che ha fatto incontrare l'enologo Girolamo Michelin con villa Bertoja a Motta. Un incontro fruttuoso perché, accanto al vino, Michelin ha voluto approfondire la storia della famiglia. La sua fatica però è stata ricca di risultati. Dopo anni di ricerche d'archivio e di biblioteche, Michelin ha prodotto un corposo volume dal titolo "L'eredità del passato - Storia di un'antica famiglia nobiliare", in cui esplora cinque secoli di storia della Sinistra Piave. La saga dei Bertoja prende le mosse nel Quattrocento, ma le radici vanno cercate ancora più lontano, nell'XI secolo, quando i signori di Pinzano, contraddistinti dallo stemma tagliato d'argento e nero, sono coinvolti nella lotta per le investiture. Il capostipite Ermanno fu ministeriale del patriarca di Aquileia. Nel 1397 nei documenti si incontra a San Lorenzo di Pordenone un Bartolomeo detto Bertoja, che era l'ultimo discendente dei signori di Pinzano. E il primo dei Bertoja. I quali Bertoja proliferano e si dividono in vari rami. Che la bravura di Michelin elenca in perfette genealogie e tavole di mirabile precisione. Ci sono i Bertoja di San Lorenzo, i più antichi, poi quelli di Ceneda che cominciano nel 1450, i Bertoja di Serravalle (dal 1497) e quelli di Motta (dalla fine del Settecento). Il loro motto era “Ad sidera semper” (sempre verso le stelle).
I Bertoja di Ceneda abitavano in contrada Cencenighe. L'autore ripercorre i secoli descrivendo l'antica città di Ceneda, l'agricoltura dall'inizio dell'età moderna fino ai giorni nostri. Quando si racconta la saga di una famiglia che ha avuto così lunga vita è inevitabile che si narrino anche le vicende di paesi e città che vi sono coinvolti. E allora ecco le altre famiglie patrizie della Sinistra Piave, ecco le vicende politiche, sociali e religiose della contea di Ceneda e delle podesterie di Serravalle, Conegliano, Oderzo e Motta. Ed è anche inevitabile che una famiglia lasci la sua impronta sul territorio e nella storia della Chiesa. I Bertoja hanno avuto anche un frate, Angelo, diventato venerabile; il fratello di Angelo era anche lui frate; le ragazze patrizie, come d'abitudine a quei tempi, finivano in convento se non erano destinate al matrimonio. In campo sociale nel XVII secolo Federico fu presidente del Monte di pietà di Ceneda; Valentino Bertoja si distinse come valente musico. Intanto i contadini legati alla famiglia si specializzavano nella vitivinicoltura.
Il volume ci propone mappe e immagini delle antiche proprietà, degli strumenti d'epoca per vinificare. E, ancora, i rapporti con i vicini conti di Collalto, l'attività delle famose cartiere di Ceneda. Michelin non manca di ricordare che la contea vescovile di Ceneda concluse la sua parabola storica nel 1772 quando la Serenissima, gelosa delle sue prerogative laiche, strappò il potere al vescovo conte e governò la cittadina con i suoi podestà. Per i nobili veneziani cambiava poco perché vescovi o podestà sempre di affare di patrizi si trattava, ma importante era dimostrare al Papa che nei confini della Repubblica chi comandava era il Senato non la Chiesa con le sue ingerenze che non furono mai tollerate.
Con il tempo i Bertoja si adeguarono al mutare delle situazioni e nell'Ottocento diventarono anche farmacisti gestendo la bottega alla Provvidenza. Quelli passati a Motta continuarono l'attività agricola con la azienda Bertoja-Mantovani. E, come tutti i nobili (ma anche borghesi) che si rispettino, avevano il loro banco nella basilica dei Miracoli. Per essere riusciti a sopravvivere 5 secoli i Bertoja dovevano essere anche abili diplomatici. È, infatti, «grazie ad una intelligente strategia politica –conclude l'autore– che i Bertoja seppero mantenere nel tempo un provvidenziale equilibrio tra l'aristocrazia veneziana e la chiesa che consentì loro di occupare i principali incarichi sia di governo nell'ambito consiliare sia nel contesto religioso-ecclesiastico».

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