Udienza a Palermo: «Non si presenti»

Venerdì 28 Febbraio 2020
IL CASO
TREVISO Un avvocato di Messina che chiede il legittimo impedimento per non presenziare a un'udienza a Treviso e un avvocato trevigiano, Federico Vianelli, a cui è stato chiesto di non presenziare a un dibattimento a Palermo per ragioni precauzionali. Due storie di giustizia ai tempi del coronavirus che si incrociano. «Chiedo di poter aggiornare l'udienza ad altra data in considerazione dell'attuale situazione sanitaria a Treviso». Domenico André, avvocato del foro di Messina, ha giustificato così la sua richiesta di rinvio udienza per legittimo impedimento formulata al giudice Alberto Fraccalvieri davanti a cui, ieri mattina alle 13, avrebbero dovuto presentarsi con i suoi assistiti Francesco Ferrante e Daniela Morabito, finiti a processo con l'accusa di truffa per un caso che nel 2014 era salito agli onori delle cronache come la cosiddetta truffa dell'eredità. Ma il giudice non ha accolto la richiesta: e così l'avvocato André, che di salire al Nord dove cova l'infezione non aveva nessuna intenzione, ha chiesto di essere sostituito in aula dal collega trevigiano Federico Vianelli. Che poi il presidente della camera penale trevigiana abbia potuto presenziare al suo posto in udienza, peraltro per chiedere solo un mero rinvio, è stato comunque niente più che un colpo di fortuna: Vianelli ieri avrebbe dovuto essere infatti in Tribunale a Palermo. Da dove però, nei giorni scorsi, gli è arrivata una cortese richiesta: quella di non presentarsi vista la situazione legata all'infezione da coronavirus nella Marca. «Ho ricevuto una telefonata - ha spiegato il penalista trevigiano - in cui mi è stato detto chiaramente che alla luce dei recenti sviluppi dell'infezione sarebbe stato opportuno che l'udienza, che sarebbe stata a porte chiuse, venisse rinviata. Credo che avessero paura che potessi portare il contagio». Daniela Morabito e Francesco Ferrante, rispettivamente di 42 e 50 anni, entrambi residenti a Messina, secondo l'accusa sarebbero due truffatori seriali. Nel 2014 infatti, insieme a un terzo complice, erano saliti alla ribalta conquistando un'ampia vetrina mediatica mettendo a segno più di 15 raggiri in tutta Italia per un bottino che si aggira attorno ai 100 mila euro.
De.Bar.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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