Ucciso sul cavalcavia: famiglia risarcita

Martedì 20 Dicembre 2016
Ucciso sul cavalcavia: famiglia risarcita
Federica Dametto tenterà ancora la via dello sconto di pena. L'avvocato Fabio Capraro, il legale della barista 38enne di Casier accusata di aver investito e ucciso il 3 settembre 2015, lungo il cavalcavia di San Giuseppe, Enrico Scarabello, suo coetaneo residente a Carbonera, ha annunciato che presenterà una nuova richiesta di patteggiamento. Tentativo che segue quello dell'udienza preliminare quando il gup aveva rigettato la richiesta di chiudere i conti con la giustizia con una pena di 3 anni di reclusione, giudicata non congrua rispetto alla gravità dei fatti contestati. Stavolta però, a favore della difesa, c'è il fatto che moglie e fratello della vittima siano stati risarciti con una somma a cinque zeri che i loro legali, Massimo Benozzati e Gabriele Traia, hanno ritenuto congrua. Tanto che la costituzione di parte civile, così come quella della Tua Assicurazioni come responsabile civile, è stata infatti revocata. Tutto dipenderà dalla quantificazione della richiesta di applicazione pena e dal parere favorevole o meno del pubblico ministero. Se dovesse essere rigettata anche questa volta, Federica Dametto rischia una pesante condanna: accusata di omicidio colposo, omissione di soccorso, guida in stato d'ebbrezza e sotto l'effetto di stupefacenti, potrebbe rimediare una condanna superiore ai sette anni di carcere. Se si dovesse andare a dibattimento, il processo si preannuncia lungo: la difesa ha annunciato che le perizie tecniche saranno il centro della discussione. Da una parte c'è la Procura di Treviso che esclude un ipotetico concorso di colpa (dovuto al fatto che Enrico Scarabello e la moglie Elisa Zanardo stessero camminando lungo il cavalcavia in un punto in cui non avrebbero potuto) e fattori esterni che possano aver contribuito a rendere la coppia invisibile: illuminazione buona, manto stradale asciutto e visibilità perfetta. Tesi che l'avvocato Capraro cercherà di minare, chiedendo che venga nuovamente accertata ogni fase della dinamica del sinistro. Di certo la barista, dopo aver investito e ucciso il 37enne di Carbonera, era stata trovata con un tasso alcolemico di 3,1 g/l. I test tossicologici successivi avevano poi stabilito che guidava anche sotto l'effetto di metadone e di EDDP (una sostanza sintetica derivata proprio dal metadone). Dopo essersi fermata, la Dametto era risalita sulla sua Rover bianca venendo ritrovata al volante nella vicina via Cattaneo, dove aveva perso conoscenza.

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