(mic.miri) La proposta di domenica prossima di indossare magliette anti razziste fa ricordare, tornando indietro nel tempo, il caso Omolade, quando i giocatori del Treviso, il 3 giugno 2001 allo stadio Tenni, entrarono in campo, nella gara contro il Genoa del campionato di serie B, con il volto dipinto di nero. Avvenne dopo le offese e gli insulti razzisti di cui era stato oggetto il compagno di squadra Akkem Omolade, nigeriano, insultato dagli stessi tifosi di casa nel corso del debutto il 27 maggio contro la Ternana, proprio per il colore della pelle. Nel giorno della solidarietà, il 3 giugno, Omolade mise a segno anche un gol nella gara terminata 2-2 e l'iniziativa rimbalzò a livello nazionale. In quell'occasione la città e la squadra diedero la risposta migliore al gruppo di tifosi che la domenica precedente avevano abbandonato lo stadio per protestare contro l'ingresso del ragazzo di colore. I giocatori in campo con quel volto tinto di nero, maschera mantenuta per tutta la partita, anche dopo l'intervallo, fu uno dei gesti simbolici più forti che il calcio e lo sport italiano ricordino. E quando Akeem, lo stesso per il quale i razzisti se n'erano andati, segnò il gol del vantaggio sul Genoa, il pubblico applaudì solo uno dei tanti neri con la maglia biancoceleste. E la panchina con Sandreani e i dirigenti e i giocatori esultò come se avessero vinto uno scudetto. Sapevano di dover retrocedere, ma un titolo lo avevano conquistato ugualmente in nome dei trevigiani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Hai scelto di non accettare i cookie
La pubblicità personalizzata è un modo per supportare il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirti ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, ci aiuterai a fornire una informazione aggiornata ed autorevole.
In ogni momento puoi modificare le tue scelte tramite il link "preferenze cookie".