Era l'amico del nonno e quel rapporto e quella confidenza lo portavano spesso a frequentare la casa durante i weekend, quando erano presenti i nipoti. Soprattutto lei, quella bambina trevigiana di 13 anni su cui avrebbe iniziato ad allungare le proprie mire oscene. N.R., bosniaco di 55 anni, di cui da quasi due anni non si sa più nulla, è stato condannato ieri in primo grado a 4 anni di reclusione per violenza sessuale nei confronti della ragazzina. A incastrarlo, in quello che secondo quanto è emerso nel corso del dibattimento è stato solo uno degli episodi di sopraffazione nei confronti della piccola, è stato il nonno peraltro in circostanze assolutamente fortuite. E' la primavera del 2015 e N.R., come è solito fare da tempo, visita la casa dell'amico a Resana durante il fine settimana. Ci sono anche la tredicenne e i suoi due fratellini. Quel sabato pomeriggio mentre i due adulti chiacchierano in giardino la ragazzina è in camera da letto. Il bosniaco ad un certo punto si alza con una scusa: Vado al bagno avrebbe detto all'amico. Il nonno non sospetta di nulla ma poco dopo si alza e sale anche lui le scale che portano alle camere perché è solito controllare come stiano i ragazzini e cosa stiano facendo. E' a quel punto che trova il cosiddetto amico nella stanza della ragazza. Lei è impietrita sul letto, lui fa un paio di passi indietro e poi se la svigna correndo. L'anziano ha subito un sospetto e chiede alla nipote cosa stesse succedendo. Lei avrebbe risposto che il 55enne le aveva toccato il sedere e il seno e che bloccata dalla paura non aveva trovato neppure il coraggio di gridare. Secondo quanto è stato ricostruito durante il dibattimento quello non sarebbe stato l'unico episodio in cui il bruto avrebbe abusato della ragazzina costringendola a subire le sue molestie. Però dei quattro anni inflitti N.R., irrintracciabile, non sconterà neppure un giorno. A meno che la giustizia italiana non riesca a scovarlo.
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