LE INDAGINI
TREVISO Superbonus, la Guardia di Finanza di Treviso indaga per scovare altri furbetti, passando al setaccio le partite Iva aperte durante i mesi di lockdown. Nei giorni scorsi è scoppiato il caso Sgai, il consorzio napoletano che ha fatto da general contractor con decine di trevigiani senza mai avviare i lavori di ristrutturazione, a fronte di una cessione anticipata del credito d'imposta. Il presidente Roberto Galloro è finito in carcere insieme ad altre 22 persone e l'operazione della Finanza coordinata dalla Procura di Aosta ha portato anche al sequestro di 41 milioni di euro. Mentre decine di clienti trevigiani sono pronti a far scattare la querela per i cantieri fantasma, non solo a carico del consorzio Sgal ma anche ad altri consorzi operanti a Treviso, dove pure hanno sede, le Fiamme gialle della Marca continuano a tenere gli occhi puntati sulle società.
AL SETACCIO
Si va a caccia di profili sospetti. E di falsi lavori: risistemazioni di facciate ristrutturazioni, nuovi cappotti energetici che figurano soltanto sulla carta ma che in realtà non sono mai stati eseguiti. «Attraverso un software controlliamo a tappeto le nuove partite Iva - spiega il colonnello Francesco De Giacomo, comandante provinciale della Guardia di Finanza - Analizziamo le banche dati, cercando gli indicatori di rischio relativi a imprese che vengono costituite e all'improvviso vedono esplodere il proprio fatturato pur non avendo i dipendenti, le attrezzature né la struttura per raggiungere quei numeri». Di fronte a profili come questo suona dunque il campanello d'allarme e scattano ulteriori accertamenti per capire se dietro ci sono meccanismi fraudolenti ai danni dello Stato. A breve le indagini delle Fiamme gialle potrebbero chiudere il cerchio su altri furbetti del Superbonus.
CONTRATTI CAPESTRO
Tornando al caso Sgai e ai trevigiani, i cittadini hanno firmato «contratti capestro, senza alcuna tutela del committente - spiega l'avvocato Maria Bruschi, che sta assistendo questi cittadini -. Qualcuno ha pure visto montare i ponteggi, ma poi il cantiere non è mai andato avanti. Abbiamo inviato le diffide, ma non ci è mai arrivata una risposta. Quindi abbiamo predisposto le querele».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA TREVISO Superbonus, la Guardia di Finanza di Treviso indaga per scovare altri furbetti, passando al setaccio le partite Iva aperte durante i mesi di lockdown. Nei giorni scorsi è scoppiato il caso Sgai, il consorzio napoletano che ha fatto da general contractor con decine di trevigiani senza mai avviare i lavori di ristrutturazione, a fronte di una cessione anticipata del credito d'imposta. Il presidente Roberto Galloro è finito in carcere insieme ad altre 22 persone e l'operazione della Finanza coordinata dalla Procura di Aosta ha portato anche al sequestro di 41 milioni di euro. Mentre decine di clienti trevigiani sono pronti a far scattare la querela per i cantieri fantasma, non solo a carico del consorzio Sgal ma anche ad altri consorzi operanti a Treviso, dove pure hanno sede, le Fiamme gialle della Marca continuano a tenere gli occhi puntati sulle società.
AL SETACCIO
Si va a caccia di profili sospetti. E di falsi lavori: risistemazioni di facciate ristrutturazioni, nuovi cappotti energetici che figurano soltanto sulla carta ma che in realtà non sono mai stati eseguiti. «Attraverso un software controlliamo a tappeto le nuove partite Iva - spiega il colonnello Francesco De Giacomo, comandante provinciale della Guardia di Finanza - Analizziamo le banche dati, cercando gli indicatori di rischio relativi a imprese che vengono costituite e all'improvviso vedono esplodere il proprio fatturato pur non avendo i dipendenti, le attrezzature né la struttura per raggiungere quei numeri». Di fronte a profili come questo suona dunque il campanello d'allarme e scattano ulteriori accertamenti per capire se dietro ci sono meccanismi fraudolenti ai danni dello Stato. A breve le indagini delle Fiamme gialle potrebbero chiudere il cerchio su altri furbetti del Superbonus.
CONTRATTI CAPESTRO
Tornando al caso Sgai e ai trevigiani, i cittadini hanno firmato «contratti capestro, senza alcuna tutela del committente - spiega l'avvocato Maria Bruschi, che sta assistendo questi cittadini -. Qualcuno ha pure visto montare i ponteggi, ma poi il cantiere non è mai andato avanti. Abbiamo inviato le diffide, ma non ci è mai arrivata una risposta. Quindi abbiamo predisposto le querele».
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