Stress da quarantena nei ragazzini monitoraggio per prevenire disagi

Martedì 7 Luglio 2020
Stress da quarantena nei ragazzini monitoraggio per prevenire disagi
IL FENOMENO
TREVISO Interminabili settimane chiusi in casa, senza poter frequentare parenti e amici. Con la propria quotidianità stravolta dalla paura del contagio. Per qualcuno, purtroppo, dovendo affrontare anche la malattia e la morte di un proprio caro. L'emergenza Covid e il conseguente, necessario isolamento forzato hanno rappresentato una dura prova per tutti. In modo particolare per i più piccoli, per i quali socializzare con i compagni di scuola, giocare con i coetanei, rapportarsi con altri familiari costituiscono momenti essenziali dello sviluppo psicologico. E per i quali, naturalmente, è più difficile comprendere quanto stava succedendo e le ragioni razionali delle restrizioni. Questo stress può aver lasciato un segno nella psiche di bambini e ragazzi della Marca? È quello che l'Ulss 2 vuole cercare di appurare con un apposito monitoraggio sui partecipanti dei centri estivi comunali. «I nostri educatori si interfacceranno con i responsabili dei vari centri: questi ci segnaleranno eventuali casi di bambini che mostrino una particolare sofferenza, così potremo intervenire in maniera precoce facendoli visitare dalle strutture di neuropsichiatria infantile» spiega Pasquale Borsellino, direttore dell'Unità complessa Infanzia, adolescenza, famiglia e consultori dell'azienda socio-sanitaria.
LO SCREENING
Ad oggi non si può individuare una sorta di sindrome da lockdown. Di certo, però, nei giovani e giovanissimi già seguiti dai servizi specifici per preesistenti problemi, la lunga quarantena ha causato un peggioramento. «Il lockdown genera sintomi disfunzionali in base alle fragilità di partenza del bambino e del nucleo familiare: osserviamo da atteggiamenti ipercinetici, a disturbi comportamentali, a flessione dell'umore», conferma il dottor Borsellino. Il richiamo alla famiglia, ribadisce l'esperto, è tutt'altro che casuale: «Perché i bambini reagiscono in base alla rappresentazione mentale e alla capacità di reazione degli adulti. Un bimbo, cioè, guarda il mondo attraverso gli occhi dell'adulto di riferimento. Adulti angosciati e traumatizzati hanno prodotto ulteriore angoscia e trauma sui bambini. E, secondo aspetto, gli adulti trasmettono anche l'idea del futuro».
LO STUDIO
L'obiettivo dello studio è proprio valutare se esiste una tendenza generale, con contraccolpi anche in chi, magari, in precedenza non aveva mai manifestato alcuna criticità. Per il progetto sono stati assunti quattro educatori specializzati, che si dedicheranno a raccogliere e analizzare le segnalazioni e i dati degli animatori dei centri estivi, iniziati in tutta la Marca in questi giorni. «Questo è un trauma particolare, perché non ha un inizio, una durata e una fine, ma è pervasivo e duraturo nel tempo. Cosa produce negli adulti e cosa produrrà nei bambini, dovremo verificarlo. Penso ci ritroveremo a settembre con i servizi intasati da richieste di consulenze, bambini con tic, disturbi del sonno, dell'attenzione». I dati potranno tornare utili anche per organizzare il ritorno a scuola dopo l'estate, quasi sicuramente con formule rinnovate rispetto al passato. «In questo senso secondo Borsellino questa vicenda potrebbe rappresentare un'opportunità» Beninteso, nessun allarme: «Dobbiamo aver fiducia: i bambini hanno grande capacità di resilienza e di reazione formidabili. Sarà molto importante, ad esempio, come parleranno del Covid nel gruppo di pari: finora hanno ricevuto informazioni dall'alto, dai genitori o dagli adulti, ora vedremo come si rappresenteranno tra loro il virus e anche il fatto che si può morire, per poter elaborare quello che è accaduto e sta accadendo». (m.zan)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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