Spedì il papà in ospedale: era incapace e lo assolvono

Mercoledì 17 Gennaio 2018
IL CASO
TREVISO Una storia di disagio mentale, che racconta anni di sofferenza e di violenze familiari che si scatenavano quando la malattia si impossessava di lui. Una storia triste che, ieri mattina, è stata esaminata, con rito abbreviato, dal giudice Angelo Mascolo. Un 25enne era accusato di lesioni aggravate e maltrattamenti al padre (morto durante il processo, poco dopo la scomparsa della moglie). Il giovane è stato assolto per difetto di procedibilità. Ascoltate le relazioni degli psichiatri super partes, il giudice ha riconosciuto che al tempo dei fatti era incapace di intendere e di volere. Oggi il 25enne sta meglio, segue una cura farmacologica, ha una occupazione e vive nel Centro Aurora dove ricopre incarichi all'interno della comunità. I fatti contestati risalgono al novembre del 2015. Dopo una infanzia e una adolescenza senza problemi, intorno ai 18 anni il giovane comincia a accusare i sintomi di una psicosi che diviene sempre più grave. Sente le voci, non è più padrone di sé stesso ma soprattutto inizia ad avere atteggiamenti aggressivi nei confronti del padre che, essendo robusto, era sempre riuscito a frenare gli eccessi del figlio, che rifiutava di farsi curare. La situazione in famiglia diviene pesante e il clima quasi intollerabile va avanti per circa 5 anni. Fino novembre 2015 quando l'allora 23enne si scagliò contro il padre, colpendolo ripetutamente con calci, pugni e oggetti contundenti, spedendolo al pronto soccorso. Scatta anche la misura cautelare di allontanamento dall'abitazione dei genitori. Durante il procedimento il padre ha sempre collaborato con il legale del figlio, l'avvocato Michele Visentin, convinto che avesse più bisogno di cure che di una condanna. Poi è arrivata una malattia che si è portata via prima la mamma e poi il papà del ragazzo. Ieri l'atto finale della vicenda giudiziaria. E una vita che, pur faticosamente, può ricominciare.
De.Bar
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