«Sergio non c'entra con il massacro»

Giovedì 15 Marzo 2018
«Sergio non c'entra con il massacro»
REFRONTOLO
«Sergio dice che è innocente? Che non è stato lui a massacrare Loris Nicolasi e Annamaria Niola? Noi gli crediamo. Dobbiamo credergli. Per noi è innocente», queste, è filtrato, le parole che i genitori di Sergio Papa, il 36enne in carcere per duplice omicidio, avrebbero confidato all'avvocato Piergiorgio Oss. «Resta da capire come le parole di Fulvio Papa e della moglie Maria Teresa debbano essere interpretate alla luce dell'intercettazione ambientale, secondo gli inquirenti incriminante». Oddio, ma cosa .... ha fatto Sergio, avrebbero detto, parlottando, spiati dai militari. «Era la frase di due genitori affranti che cercavano di scacciare brutti pensieri dalla mente. Quel figlio che tanti problemi aveva dato non poteva averne combinato un'altra. E così grossa. Non sapevano nulla del delitto né tanto meno accusavano il figlio» precisa l'avvocato Oss. «Sull'inchiesta ci sono tanti aspetti da chiarire - aggiunge il legale - ma secondo me gli indizi di colpevolezza restano deboli».
LA VISITA
Nei prossimi giorni, la domanda è già formalmente pronta, papà Fulvio e mamma Anna Maria dovrebbero entrare nel carcere di Santa Bona per incontrare e parlare con il figlio. Sergio, tra le mura della cella, è apparso provato, ma non ha spostato di una virgola il suo atteggiamento. Al proprio legale ha ribadito la propria innocenza. Ma più passano i giorni, più filtrano gli elementi di prova in possesso di carabinieri e Procura. E più la posizione del 36enne, noto per i trascorsi da rapinatore e di tossicodipendente, sembra diventare sempre più grave. L'avvocato Oss sta studiando le carte che la Procura gli ha messo a disposizione, informandolo che sono imminenti ulteriori accertamenti a Rolle. Il legale, nelle prossime ore, dovrebbe incontrare anche Roberto, il secondogenito della famiglia Papa. Bisogna fare il meglio per dare una difesa seria a Sergio e perché bisogna decidere se chiedere una consulenza anche a esperti di parte. Ma le certezze dei carabinieri stanno diventando macigni. «Era lì», hanno detto i vicini delle vittime. Parole che smontano il presunto alibi di Sergio Papa.
LE INDAGINI
Il lavoro incessante degli inquirenti, che in soli 12 giorni hanno dato un volto e un nome al presunto assassino dei coniugi Nicolasi, non è affatto concluso. Gli indizi raccolti contro Papa, definiti «consistenti e convergenti» dai carabinieri, dovranno incastrarsi con gli ulteriori accertamenti tecnici ed investigativi ancora da concludere. Fra tutti ci sono le analisi delle impronte digitali e delle tracce biologiche raccolte dai carabinieri del Ris di Parma all'interno dell'abitazione di via Marzolle. Dovessero appartenere al 36enne, sarebbero una prova a quel punto schiacciante. Gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Davide Romanelli, stanno passando al setaccio ore ed ore di filmati registrati delle telecamere di Cison e dintorni, a caccia di ulteriori elementi che collochino il sospettato sul luogo del delitto il primo marzo.
GLI INDIZI
In mano agli inquirenti ci sono già le testimonianze di alcuni vicini di casa della coppia, la conferma che il giorno prima Papa si trovasse nella loro proprietà e che vi fosse stato un alterco, le intercettazioni dei familiari e le loro testimonianze, considerate incoerenti. Ma soprattutto c'è la sua stessa fuga, il suo telefonino rimasto spento per giorni e riacceso solo l'8 marzo per mandare un messaggio d'auguri alla madre (grazie al quale è stato individuato, a Mestre, dov'è stato poi catturato sabato mattina). Indizi pesanti insomma, anche se forse non del tutto schiaccianti, che ora dovranno trovare riscontro nelle prossime fasi d'indagine. Che ripartiranno proprio dalle analisi di laboratorio.
Roberto Ortolan
Alberto Beltrame
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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