Serena: «Politica assente, De Poli ha fatto ciò che voleva»

Giovedì 6 Dicembre 2018
Serena: «Politica assente, De Poli ha fatto ciò che voleva»
IL DIFENSORE
TREVISO «La pletora di questuanti che passava per Cassamarca non aveva né età né colore politico. Ho vissuto là dentro per 11 anni. E posso dire che tutti venivano a genuflettersi davanti a Dino De Poli. Poi, quando la Fondazione non ha più potuto permettersi gli stessi finanziamenti, chi è rimasto a bocca asciutta si è risentito». Marco Serena non usa giri di parole. Lui conosce bene le stanze di Ca' Spineda. Le ha frequentate come membro del consiglio di indirizzo dal 2000 al 2011, quando è stato eletto sindaco di Villorba.
In 11 anni ha visto passare per l'ufficio di De Poli praticamente tutti quelli che contavano. Si riferisce a qualcuno in particolare del mondo della politica? Gli ex sindaci Gian Paolo Gobbo e Giovanni Manildo?
«Non è una questione di nomi. Il messaggio riguarda tutti i soggetti politici. E quando qualcuno, come me e pochi altri, ha provato a sollevare qualche voce critica in tempi non sospetti, quando qualcuno si è permesso di alzare il sopracciglio davanti a certe decisioni, si è spesso visto additare come ingrato e ingiusto».
Come giudica i 26 anni di regno di De Poli, adesso che si è concluso?
«De Poli è stato un uomo di grande intuizione. Una persona intelligente. Il suo peccato capitale è stata la bulimia. Bulimia a 360 gradi. Di solito, però, i grandi non si ricordano per i peccati, bensì per quello che hanno fatto. E a lui va sicuramente riconosciuta una capacità di visione. È stata la sua grandezza. Poi non mi pare che nessuno abbia proposto un processo di beatificazione. Quindi non dobbiamo dare giudizi morali. Bisogna semplicemente guardare al suo operato».
Operato che ha più luci o più ombre?
«De Poli ha vissuto in un mondo che non esiste più. È stato protagonista di un mondo che non esiste più. Pur essendoci delle ombre, ci sono anche tante luci. Sarà la storia a dire se le ombre sono così cupe o se invece sono solo lievi nebbie padane».
Molti indicano l'Appiani come l'errore più grave.
«Lì è mancata la politica. Il vero errore è stato non prevedere che cosa l'operazione avrebbe comportato. E di conseguenza non mettere in piedi una serie di iniziative per controbilanciare lo svuotamento del centro. Le città sono vive. Possono cambiare. Treviso non finisce con le mura. Ma è mancata una politica di sviluppo».
Come vede la nuova governance di Cassamarca? Il timone dovrebbe andare all'avvocato Luigi Garofalo.
«Almeno sei su nove sono persone di grande esperienza. Non vedo grossi scossoni. Saranno chiamati a ridimensionare la Fondazione parametrandola alla realtà attuale, per affrontare al meglio il futuro. Credo che nessuno abbia soluzioni immediate. Ma sono convinto che la strada sia già stata tracciata ormai qualche anno fa. Si deve continuare, magari prendendo spunto da qualche svarione commesso nel passato per cercare di evitare di inciampare nuovamente».
Mauro Favaro
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