Serena, il ministro: «Ritardi da chiarire»

Martedì 11 Agosto 2020
IL CASO
TREVISO Focolaio all'ex caserma Serena, il Ministro dell'Interno Luciana Lamorgese convoca il prefetto di Treviso. A spingere il capo del Viminale a chiedere un incontro la gestione dell'emergenza legata all'epidemia da Covid 19 all'interno del centro accoglienza in cui, la scorsa settimana, il numero di ospiti positivi al coronavirus è salito a 233 su un totale di circa 270 migranti. «Ho convocato il prefetto di Treviso perché, dalla prima relazione che mi ero fatta preparare, rilevo che hanno avuto difficoltà a separare coloro che si positivizzavano». Il Ministro parla esplicitamente di ritardi, sottolineando le difficoltà già emerse nei giorni scorsi nel procedere con l'isolamento all'interno della caserma. «Pensavano potessero gestirla, hanno cominciato a dividerli ma evidentemente in ritardo e - ha precisato Lamorgese -, man mano si verificavano altri positivi, i tamponi li hanno fatti un secondo momento».
L'INCHIESTA
Intanto la Procura di Treviso, di propria iniziativa, ha dato delega per l'acquisizione dei documenti relativi alla gestione dell'epidemia all'interno dell'ex caserma Serena di Dosson di Casier dov'è scoppiato il focolaio di Covid 19 che all'ultimo screening ha fatto segnare un ulteriore aumento dei contagi, arrivati ad oggi a 233 ospiti ed 11 operatori positivi al nuovo coronavirus. Il sostituto procuratore Giulio Caprarola, titolare del fascicolo che al momento rimane per atti relativi, ha chiesto ai soggetti coinvolti, Usl, Prefettura e Nova Facility, la società che gestisce il centro accoglienza, di fornire tutta la documentazione che comprende linee guida, disposizioni ed organizzazione dell'accoglienza, in particolare della quarantena dopo i tamponi dello scorso 30 luglio, quando già i migranti positivi rilevati erano stati 133. La Procura non ha ipotizzato al momento alcun reato specifico né iscritto nomi nel registro degli indagati, ma tra le contestazioni al vaglio c'è anche quella di epidemia colposa, reato che prevede pene fino a 5 anni di reclusione. «Stiamo aspettando di raccogliere il carteggio intercorso fra l'azienda sanitaria e i gestori del centro - ha ribadito il Procuratore capo di Treviso, Michele Dalla Costa - e solo quando la documentazione sarà completa procederemo all'ascolto di persone informate sui fatti per ottenere conferme o precisazioni dei contenuti della corrispondenza». «Siamo a disposizione della Procura - afferma il direttore generale dell'Usl Francesco Benazzi -, abbiamo dato tutte le indicazioni necessarie affinché gli ospiti risultati positivi al secondo tampone fossero isolati, con alloggi, bagni e docce dedicati, in un edificio a parte. Se allo screening successivo i positivi sono saliti, evidentemente l'isolamento non c'è stato». «Abbiamo agito correttamente - ha ribattuto negli ultimi giorni Gian Lorenzo Marinese, presidente di Nova Facilty -. Ma è mancata la collaborazione degli ospiti, che ci hanno impedito di attuare l'isolamento con efficacia». Di fatto, insomma, dividere gli ospiti contagiati da coloro risultati inizialmente negativi è stato quasi impossibile.
Il prossimo screening sugli ospiti della caserma, dalla quale nessuno può entrare né uscire da settimane, è previsto per domani. E la prossima settimana è in programma un incontro tra il prefetto Maria Rosaria Laganà, il direttore Benazzi e il sindaco di Oderzo Maria Scardellato per decidere se procedere con i controlli anche fra gli ospiti dell'ex caserma Zanusso. Ieri pomeriggio, intanto, sono stati processati i tamponi dei due agenti della questura entrati in contatto con il poliziotto risultato positivo al Covid 19 dopo l'arresto di un richiedente asilo gambiano ospite della Serena, anch'egli contagiato dal virus. Sono risultati negativi sia i due colleghi che i rispettivi familiari, tutti sottoposti al test. L'agente, che ha accusato anche i sintomi della malattia, rimane l'unico contagiato tra le forze dell'ordine.
IN CASA DI RIPOSO
Ieri, intanto, sono emerse altre tre positività che hanno fatto salire il numero dei contagiati, nella Marca, a quota 422. Sono collegate ai rientri di vacanzieri dall'estero, in particolare dalla Croazia. Una ulteriore positività al Covid 19 è stata riscontrata anche in un'ospite 89enne della casa di riposo Civitas Vitae di Vedelago. La positività è emersa con uno screening straordinario disposto sia su quattro persone che presentavano lieve sintomatologia, sia sui restanti 20 ospiti, asintomatici, dello stesso nucleo. Il test sarà effettuato a tutti i restanti ospiti della struttura e agli operatori. «Ospiti e pazienti della Civitas Vitae erano stati sottoposti allo screening periodico previsto per la Case di Riposo la scorsa settimana: in quell'occasione non era emersa alcuna positività tra i 129 ospiti. Due, invece, gli operatori positivi su 116».
A.Belt
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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