Segretarie dei medici non essenziali per decreto: «È un vero paradosso»

Lunedì 6 Aprile 2020
Sono infermieri e addetti alla segreteria che assistono i medici di famiglia degli ambulatori riuniti. L'ultimo decreto per l'emergenza coronavirus, però, li inquadra come non essenziali. E così non possono più andare al lavoro. Un paradosso. La cooperativa So.Co.Me., la più grande della Marca nel campo degli assistenti di studio dei medici di famiglia, ha dovuto bloccare 60 persone che, in vario modo, davano una mano a 220 dottori. Negli ambulatori riuniti dell'ex Utap di Ponzano il salto è stato evidente. Tanto che il Comune ha dovuto correre ai ripari incaricando i volontari dell'associazione carabinieri di Paese e Ponzano e della Croce Verde La Marca di occuparsi della segreteria. Senza di loro, i cinque medici rimasti in servizio (uno è risultato positivo al coronavirus ed è in isolamento domiciliare) faticherebbero anche solo a rispondere al telefono. La cooperativa So.Co.Me. è nata sotto l'ala della Fimmg di Treviso, la federazione dei medici di famiglia. «Il decreto del presidente del Consiglio ci ha obbligato a tenere a casa queste persone. Il loro lavoro negli ambulatori non è considerato strategico allarga le braccia Brunello Gorini, segretario della stessa Fimmg evidentemente a livello governativo pensano che non sia importante in un momento di emergenza sanitaria come questa. Oppure non conoscono nemmeno di che tipo di lavoro stiamo parlando. Non so quale tre le due opzioni sia la peggiore». La cooperativa ha subito preso carta e penna per informare i medici. Adesso il personale è in ferie o in smart working. Un paradosso che ha colpito direttamente anche la stessa Fimmg. A fronte dell'emergenza sanitaria, infatti, la sigla dei medici di famiglia aveva messo a disposizione di tutti i dottori di base un servizio di segreteria telefonica gratuito. Una persona era stata incaricata di gestire la segreteria centrale nella sede dell'associazione, che si trova nel quartiere San Lazzaro di Treviso. E anche lei ha dovuto fermarsi per riorganizzare tutto. «Avevamo allestito gli strumenti necessari in sede, dove c'era solo la persona addetta alla segreteria conclude Gorini dopo la firma del decreto abbiamo dovuto smontare ogni cosa e spostare tutto a domicilio».
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