Scuole in allarme: «Senza 200 bidelli»

Giovedì 24 Ottobre 2019
Scuole in allarme: «Senza 200 bidelli»
IL CASO
TREVISO Non ci sono abbastanza collaboratori scolastici per garantire appieno la sicurezza nelle scuole trevigiane vigilando sugli alunni che escono dalle aule. Per i sindacati ne mancano oltre 200. E l'ufficio scolastico provinciale conferma le difficoltà. «Con le ultime immissioni abbiamo esaurito le graduatorie. Il vero problema riguarda le supplenze: non si trova personale per sostituire i collaboratori scolastici in modo temporaneo spiega la dirigente, Barbara Sardella a livello veneto, quest'anno si contano 200 posti in meno. L'organico è calato seguendo proporzionalmente il calo del numero di studenti. Da parte nostra, abbiamo garantito la presenza di due collaboratori per plesso, tendenzialmente uno per piano. La difficoltà sta nel fatto che spesso ci sono tanti plessi staccati con pochi alunni». Il problema è più che mai sentito dopo la morte del bambino di sei anni dell'elementare di Milano caduto nella tromba delle scale da oltre dieci metri. Qui si innesta l'appello che l'ufficio scolastico rivolge ai municipi per l'accorpamento delle scuole più piccole in poli unici, magari intercomunali, più sicure e funzionali. «In tempo di vacche magre per il personale, bisognerebbe ripensare agli istituti con meno di 50 alunni specifica la dirigente se il personale a disposizione è disperso in piccoli plessi, le cose diventano ancora più complicate».
«SALVA VITA»
Oltre a quello della vigilanza, c'è anche il nodo dell'organizzazione del sistema dei soccorsi con la diffusione dei defibrillatori. A livello normativo, le scuole non sono obbligate a installare le macchinette salva-vita. «Ma tutte dovrebbero averle dice Sardella faremo una ricognizione per creare una mappa e inviteremo le strutture sprovviste a chiedere il contributo per poterle installare, magari con l'intervento dei Comuni e della Provincia«. Poter tentare di salvare giovani vite con il defibrillatore è fondamentale. È ancora negli occhi di tutti la notizia della morte improvvisa del 14enne studente del Barsanti di Castelfranco, stroncato lunedì mentre stava facendo ginnastica. Una settimana prima le cose erano andate diversamente nella pista della TrevisAtletica di Treviso: proprio un defibrillatore aveva salvato la vita a un 15enne che era andato in arresto cardiocircolatorio mentre stava finendo l'allenamento.
LA PROTESTA
Per i sindacati, però, la coperta dei collaboratori scolastici è già troppo tirata. Lo Snals, sindacato autonomo lavoratori scuola, invita quelli in servizio a scrivere ai presidi per dichiarare in modo formale che alla luce della carenza di personale non possono assumersi tutte le responsabilità previste. Sono stati proprio i sindacati a fare il conto delle caselle vuote sulla base dei fabbisogni di ogni singolo plesso. Oggi nelle 104 scuole trevigiane, tra istituti comprensivi e superiori a cui fanno capo parecchi edifici, a volte anche distanti tra loro, sono in servizio 1.836 collaboratori. Lo stesso ufficio scolastico di Treviso aveva chiesto dei posti in deroga. Ma sono arrivati con il contagocce. Già erano pochi prima, figurarsi adesso. Quelli che una volta venivano chiamati bidelli non hanno solo il compito di pulire le classi, ma anche e soprattutto quello di sorvegliare gli alunni che escono dalle aule. Se sono pochi, non riescono a garantirlo. «Le scuole materne e le elementari sono a rischio. Prima o poi anche nella nostra provincia capiterà qualche disgrazia avverte Salvatore Auci, riferimento dello Snals non sono bastate le avvisaglie degli anni passati. In ogni istituto mancano dai tre ai quattro collaboratori scolastici». «La disgrazia di Milano deve stimolare i docenti e i collaboratori a dichiarare per iscritto ai presidi che non è possibile garantire la sorveglianza incalza ci sono responsabilità pesantissime che insegnanti e collaboratori non possono assumersi in queste condizioni». «L'attuale numero di collaboratori scolastici è totalmente insufficiente per poter garantire la sorveglianza rincara la dose Giuseppe Morgante della Uil Scuola la scuola dovrebbe essere il posto più sicuro del mondo. Non vogliamo creare panico, ma c'è un problema di prevenzione che va affrontato, senza guardare solo ai risparmi». L'ufficio scolastico provinciale riconosce il problema. Però guarda con perplessità alla protesta che porterà i collaboratori a declinare formalmente le proprie responsabilità. «Non vorrei fosse presa come una franchigia conclude Sardella non è possibile: ci sono delle responsabilità oggettive. Un'iniziativa del genere non aiuta e lascia il tempo che trova».
Mauro Favaro
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