REVINE LAGO
Dopo i primi risultati di un anno fa del progetto reLacus, con scavi che nelle aree dei laghi di San Giorgio e di Santa Maria avevano riportato alla luce nuovi reperti archeologici, il team di archeologi, in accordo con la Sovrintendenza, tornerà a scavare e a indagare il terreno alla ricerca di aree di insediamento di epoca preistorica. Covid permettendo, la nuova attività di scavo nell'area in cui i due laghi si uniscono, partirà a settembre. Il punto sulle ricerche già condotte e su quelle che saranno portate avanti nei prossimi mesi sarà fatto stasera nel corso della conferenza interdisciplinare Notizie preistoriche ai laghi.
LA CONFERENZA
L'appuntamento è alle 20.30 nel parco archeologico-didattico del Livelet. Interverranno gli ideatori del progetto reLacus Marta Modolo e Lorenzo Fattorel, Cinzia Rossignolli della Sovrintendenza, lo storico Giovanni Tomasi del Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche, Maura Stefani del parco del Livelet e Cristiano Nicosia dell'Università di Padova. Oltre all'ateneo patavino collaborano al progetto l'Università di Ferrara e quella di Tarragona. «Dopo gli scavi coordinati dalla Sovrintendenza negli anni Ottanta, questi sono i primi a interessare nuovamente le aree attorno ai nostri laghi spiega il sindaco di Revine Lago Massimo Magagnin -. Nel corso del 2019 sono stati fatti dei pre-scavi, ora Covid permettendo a settembre partiranno gli scavi veri e propri che si concentreranno nell'area dello stret, cioè dove c'è il ponte che unisce la sponda di Tarzo con quella di Revine Lago nel punto in cui il canale collega i due laghi. Nelle scorse settimane sul tema abbiamo anche avuto un'audizione in Regione per illustrare il progetto e ciò che è stato fatto fino ad ora».
LE INDAGINI
Le indagini del 2019, tra luglio ed agosto, erano partite là dove nel 1923 erano stati fatti dei ritrovamenti importanti, come una spada di bronzo del XV secolo a.C., per poi interessare gran parte del litorale dei laghi. Sono stati riportati alla luce vari reperti come selci, frammenti di ossa, ceramica, una parte di macina in pietra e qualche struttura in legno. Questi reperti farebbero ipotizzare la presenza di altre aree di insediamento oltre a quella già documentata. Alle indagini, condotte da un team di docenti e di ricercatori universitari internazionale, ha partecipato, come supervisore, un funzionario della Soprintendenza del Veneto. L'obiettivo è la restituzione di un'indagine che vada dalla ricerca archeologica ad una proposta di riqualificazione turistica e paesaggistica dell'area.
C.B.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA Dopo i primi risultati di un anno fa del progetto reLacus, con scavi che nelle aree dei laghi di San Giorgio e di Santa Maria avevano riportato alla luce nuovi reperti archeologici, il team di archeologi, in accordo con la Sovrintendenza, tornerà a scavare e a indagare il terreno alla ricerca di aree di insediamento di epoca preistorica. Covid permettendo, la nuova attività di scavo nell'area in cui i due laghi si uniscono, partirà a settembre. Il punto sulle ricerche già condotte e su quelle che saranno portate avanti nei prossimi mesi sarà fatto stasera nel corso della conferenza interdisciplinare Notizie preistoriche ai laghi.
LA CONFERENZA
L'appuntamento è alle 20.30 nel parco archeologico-didattico del Livelet. Interverranno gli ideatori del progetto reLacus Marta Modolo e Lorenzo Fattorel, Cinzia Rossignolli della Sovrintendenza, lo storico Giovanni Tomasi del Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche, Maura Stefani del parco del Livelet e Cristiano Nicosia dell'Università di Padova. Oltre all'ateneo patavino collaborano al progetto l'Università di Ferrara e quella di Tarragona. «Dopo gli scavi coordinati dalla Sovrintendenza negli anni Ottanta, questi sono i primi a interessare nuovamente le aree attorno ai nostri laghi spiega il sindaco di Revine Lago Massimo Magagnin -. Nel corso del 2019 sono stati fatti dei pre-scavi, ora Covid permettendo a settembre partiranno gli scavi veri e propri che si concentreranno nell'area dello stret, cioè dove c'è il ponte che unisce la sponda di Tarzo con quella di Revine Lago nel punto in cui il canale collega i due laghi. Nelle scorse settimane sul tema abbiamo anche avuto un'audizione in Regione per illustrare il progetto e ciò che è stato fatto fino ad ora».
LE INDAGINI
Le indagini del 2019, tra luglio ed agosto, erano partite là dove nel 1923 erano stati fatti dei ritrovamenti importanti, come una spada di bronzo del XV secolo a.C., per poi interessare gran parte del litorale dei laghi. Sono stati riportati alla luce vari reperti come selci, frammenti di ossa, ceramica, una parte di macina in pietra e qualche struttura in legno. Questi reperti farebbero ipotizzare la presenza di altre aree di insediamento oltre a quella già documentata. Alle indagini, condotte da un team di docenti e di ricercatori universitari internazionale, ha partecipato, come supervisore, un funzionario della Soprintendenza del Veneto. L'obiettivo è la restituzione di un'indagine che vada dalla ricerca archeologica ad una proposta di riqualificazione turistica e paesaggistica dell'area.
C.B.
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