Restyling a Santa Bona «I disagi sono troppi»

Giovedì 22 Febbraio 2018
LA POLEMICA
TREVISO Progetto di risistemazione idraulica di Santa Bona con annesso percorso protetto: dalle opposizioni un coro di no. L'imponente opera, presentata martedì sera al quartiere, ha suscitato più di una perplessità. «I disagi che porterà il cantiere di Santa Bona non riguardano tanto i pendolari, anche se dovranno fare più strada per raggiungere la città, ma le tante aziende agricole e commerciali che insistono su quella strada e che da quella parte ricevono clienti e fornitori - afferma Giuseppe Basso, ex assessore ai lavori pubblici leghista - E poi la durata dei lavori: vorrei proprio sapere chi ha fatto un crono-programma così. Magari le difficoltà sono legate ai sottoservizi, Ats sicuramente avrà preteso i suoi tempi, ma il tutto poteva essere fatto molto meglio».
L'ATTACCO
L'attuale consigliere di minoranza critica anche la politica di evitare gli espropri. «Hanno detto che non faranno alcun esproprio per non penalizzare una famiglia? E l'interesse pubblico? Il punto è che sono tutte scuse: si stanno muovendo con estremo ritardo. Per 4 anni non hanno fatto niente e adesso, a ridosso delle elezioni, si trovano con questa patata bollente da risolvere. Nel 2013 Manildo aveva garantito che questo sarebbe stato il primo intervento della sua amministrazione, invece è l'ultimo». Infine la questione della pista ciclabile. «E' sparita: l'unico vero problema che dovevano risolvere, la sicurezza per ciclisti e pedoni, non lo risolvono. E infine la questione degli allagamenti: in quella zona è dovuto ai diversi diametri delle condutture: quello devono risolvere».
L'ALTRO FRONTE
Fortemente negativa è anche la valutazione dell'associazione Quartieri vivi e attivi. «Per non procedere all'opposizione coatta di 3 privati che non volevano gli espropri - attacca Enrico Renosto - si mettono seriamente in crisi le attività commerciali presenti lungo tutta di via Santa Bona vecchia, aumentando i rischi su tutta la parte opposta del quartiere, prevedendo un opera elefantiaca quasi interamente riguardante le fognature e i sottoservizi, rinunciando all'idea della pista ciclopedonale a sbalzo sopra il fossato e non garantendo in maniera assoluta, a detta del tecnico, la possibile esondazione all'altezza di via del Galletto in occasione di precipitazioni abbondante e temporalesche». L'associazione attacca anche il budget: oltre 4 milioni quando invece il progetto con espropri era di circa 3,6 milioni in due stralci. «Non hanno tenuto minimamente in considerazione le battaglie fatte in questi anni e le varie raccolte di firme che chiedevano la pista ciclopedonale a sbalzo senza tombinare il fosso - chiude Renosto - Per 4 anni hanno parlato di pista ciclopedonale ed ora viene cancellata».
EF
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