Profughi trasferiti barricate in via Pisa

Giovedì 13 Agosto 2020
IL CASO
TREVISO La prima svolta pratica per fronteggiare il focolaio di Coronavirus della ex caserma Serena è arrivata con il trasferimento di cinque profughi negativi. Una decisione giunta dopo il vertice di martedì in prefettura e che ha suscitato l'ira dei residenti della Tower House, il grattacielo di via Pisa dove i migranti hanno trovato alloggio da martedì sera in un appartamento gestito dalla cooperativa Hilale per cui è stata chiesta la vigilanza. Mentre in caserma a Dosson procedono analisi e tamponi, gli inquilini hanno avviato una dura protesta e il sindaco Mario Conte non ha nascosto il profondo disappunto per non essere stato avvisato.
IL TRASFERIMENTO
Al momento non c'è un numero preciso di coloro che saranno trasferiti dopo che l'Uls ne avrà garantito la negatività, poiché la campagna di screening è ancora in atto. Cinque però sono già arrivati nella periferia nord del capoluogo. «Ci è stato assicurato che queste persone erano già isolate e che sono state sottoposte a un accurato ciclo di accertamenti spiega il vicepresidente di Hilal, Abdallah Khezraji, per questo ci siamo detti disponibili ad accoglierli. Comprendiamo il clima di timore generale e per questo, anche se non rappresentano alcun pericolo, per ora vivranno da soli. Non abbiamo in programma altri arrivi».
LE POLEMICHE
La destinazione sarebbe dovuta rimanere riservata, ma in via Pisa non è sfuggito il loro arrivo al sesto piano. «A inizio settimana i ragazzi di uno degli alloggi di Hilal mi hanno detto di punto in bianco che li trasferivano racconta una residente. Martedì ho fermato un giovane perché stava parcheggiando la bici in una zona vietata e con l'occasione mi ha detto di essere arrivato proprio in quello stesso appartamento. Inoltre la sera stessa abbiamo notato uno straniero a torso nudo che nell'androne staccava i cartelli con le norme anti contagio». «Solo informandomi privatamente ho saputo dell'arrivo dei profughi. Sono stati trasferiti senza che nessuno pensasse di informarci vista pericolosità del luogo da cui provengono. Una scelta sconsiderata. Dovevamo essere informati per poter ribadire la necessità di usare i dispositivi di protezione nelle aree comuni. Cosa che loro non fanno». Ieri sera i residenti hanno protestato, raggiunti dal consigliere Acampora, dalle 21 è stata disposto un servizio di vigilanza e stamattina è in programma un sit in: «Hanno paura e sono infuriati prosegue Zuin, vogliono che siano immediatamente trasferiti. La situazione rischia di degenerare».
I SINDACI
«Nessuna autorità ha pensato di avvertire il Comune ha spiegato lapidario Conte. Non si tratta di strutture comunali, dove peraltro i posti sono tutti esauriti, ma essere avvertiti sarebbe stato il minimo». Una posizione che diversi primi cittadini della Marca condividono, specie se l'arrivo di ospiti della ex Serena si concretizzasse anche nei loro territori. «Non abbiamo posti, come noto» è la posizione di Stefano Marcon (Castelfranco) e Marzio Favero (Montebelluna). Durissima Maria Scardellato di Oderzo, dove si trova l'altrettanto discusso hub alla ex Zanusso: «Non devono nemmeno pensare di proporlo, abbiamo già un problema enorme!» ha tuonato. Campana dissonante è quella di Paolo Galeano: «A Preganziol siamo sempre stati favorevoli all'accoglienza, purché sia diffusa e non massiva come nelle ex caserme. Fa rabbia vedere che oggi a inneggiare allo svuotamento siano gli stessi che anni fa non volevano accogliere i migranti in realtà più piccole e di facile integrazione e controllo. Se servirà, saremo disposti a cercare delle soluzioni».
Serena De Salvador
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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