Niente ristori, la rabbia «Il sistema è sbagliato»

Lunedì 23 Novembre 2020
LA PROTESTA
TREVISO L'errore, per le associazioni trevigiane della piccola impresa, è a monte. Le ditte della Marca, così come le altre del Veneto, resteranno escluse dalla distribuzione dei due miliardi del decreto Ristori Ter, appena varato dal governo. Gli aiuti, come confermato al Gazzettino anche dal sottosegretario Pier Paolo Baretta, non sono destinati alle regioni in fascia gialla, come appunto il Veneto, neppure qualora abbiano adottato ulteriori ordinanze restrittive (ad esempio, nel caso locale, le chiusure domenicali). Prossimi, probabili nuovi provvedimenti, ha assicurato lo stesso esponente dell'esecutivo, interverranno eventualmente a compensare. Per i rappresentanti delle categorie produttive locali, tuttavia, va sanato piuttosto un peccato d'origine: il metodo per individuare i destinatari dei contributi. Che non può essere basato, come finora, sulle classificazioni dei territori e sui codici Ateco soggetti a restrizioni, ma deve essere legato a un parametro più oggettivo. «Non siamo certo per fare una guerra tra zone e ben venga l'arrivo di aiuti a fondo perduto - sintetizza ad esempio Alfonso Lorenzetto, presidente di Cna Treviso -, ma bisogna andare oltre i ristori, perché non consentono una giusta e adeguata valutazione del danno subito da un'attività. Da sempre chiediamo venga attuata un'analisi complessiva del fatturato dell'anno precedente per poi confrontarla con quella dell'anno in corso e intervenire riguardo alle mensilità messe a repentaglio dalle restrizioni».
IL CONCETTO
Il concetto al fondo del ragionamento è semplice: anche nelle aree con limitazioni più leggere, come quelle gialle, ci sono comparti e imprese del tutto bloccate. È il caso delle filiere del turismo, dello spettacolo, della cultura, degli eventi o del trasporto persone. Viceversa, altre realtà continuano a lavorare e, magari, persino ad aumentare le vendite pur trovandosi in territori con livelli maggiori di chiusure. «Il sistema deve considerare i settori colpiti e quindi essere ancorato ai cali reali di fatturato, indipendentemente dalla classificazione gialla, arancione, rossa», conferma Federico Capraro, leader provinciale di Confcommercio. Un esempio per spiegare la motivazione? «Prendiamo il turismo. La Lombardia, prima area di provenienza dei turisti in Veneto, è rossa. L'Austria e la Germania, prime provenienze internazionali, sono in lockdown o hanno deciso forti limitazioni. Dunque, anche se il Veneto è giallo, le sue imprese di questo segmento comunque non hanno la possibilità di lavorare, proprio perché manca l'approvvigionamento di turisti».
I COMPARTI
Discorso analogo per i negozi del comparto moda: «In questo periodo risentono di grandissimi cali di ricavi, dovuti ai flussi di persone, ma anche all'aspetto psicologico, perché la situazione di emergenza e di allarme, comprensibilmente, porta la gente a essere ben poco propensa a fare acquisti. E questo a prescindere dalla zona, tanto che anche qui da noi, in fascia gialla, questi negozi, dopo le 18, non vendono, pur potendo rimanere aperti». Al contrario altri esercizi, in particolare nel settore alimentare, ricorda Capraro, non hanno registrato alcuna flessione di clientela. Il mondo dell'artigianato è compatto nel sollecitare una revisione del metodo per l'assegnazione dei contributi. «Non è automatico che chi è aperto lavori: se manca la domanda, non si lavora comunque. Oggi è ben diverso allestire impalcature per ditte per l'edilizia e palchi per spettacoli, anche se il codice Ateco è il medesimo - sottolinea Vendemiano Sartor, numero uno di Confartigianato Marca Trevigiana - Se a marzo, nella prima emergenza, queste misure generiche potevano essere accettabili, ora non più: le risorse non sono infinite e si deve cercare un criterio di maggiore equità: così si corre il rischio di dare a chi non ha bisogno e, viceversa, di non dare a chi ha effettivamente patito un danno».
LA PROPOSTA
Ecco dunque la proposta di fare riferimento agli incassi: «Con scontrini e fatturazione elettronica, non è difficile misurarli». Le associazioni chiedono il coinvolgimento delle parti sociali. «Evitiamo di buttare soldi a pioggia - conclude Lorenzetto - Occorrono scelte mirate per rimettere in moto l'economia: la vera entità dell'impatto economico del Covid si vedrà in primavera, quanto si valuterà quanti ce la faranno a restare in piedi».
Mattia Zanardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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