«Né parole, né foto scabrose»: la difesa del prof contrattacca

Mercoledì 17 Gennaio 2018
SCANDALO A SCUOLA
TREVISO Innocente. Non solo perché nel nostro ordinamento lo si presume fino al terzo grado di giudizio (e in questo caso siamo in indagini) ma soprattutto perché è quanto emerge dai fatti. È la tesi dei legali del professore di lettere 50enne del Duca degli Abruzzi, dimessosi a Natale e indagato per abusi - secondo la Procura - su una studentessa minorenne, con cui avrebbe avuto una relazione impropria fatta di messaggini telefonici intimi e foto osé che la giovane gli avrebbe inviato al cellulare. «Per il prof - spiegano gli avvocati Alfonso Distaso e Federico Vianelli - non si tratta di presunzione di innocenza ma di innocenza reale».
NULLA DI MORBOSO
Niente messaggi hot, quindi, niente foto intime. E soprattutto nessuna relazione con altre studentesse, come invece sarebbe emerso dalle indagini. E nessuna relazione amorosa con una amica particolare, anche questa una sua studentessa - maggiorenne - di una classe quinta sempre dello stesso istituto. Distaso e Vianelli smentiscono che il professore abbia pagato la famiglia della ragazza che ha fatto esplodere il caso a ottobre. Dicono anche di non essere a conoscenza del fatto che altre ex studentesse, dopo che la notizia è apparsa sui quotidiani, si siano presentate in Questura a Treviso per raccontare le loro relazioni pericolose con l'insegnante.
LE ATTENZIONI
Carinerie, per gli inquirenti, che avrebbero avuto, come merce di scambio, buoni voti a scuola e un aiuto alla maturità. «Il tribunale del Riesame - precisano Distaso e Vianelli, facendo riferimento alla decisione del 20 dicembbre - ha respinto le richieste del pm di sospendere il prof dall'insegnamento. Aveva fatto subito restituire al docente cellulare e altre apparecchiature informatiche che gli erano state poste sotto sequestro dopo una perquisizione».
IL RETROSCENA
Al riesame, i legali del 50enne si sarebbero presentati con la lettera di dimissioni firmata dall'insegnante e sarebbe stato questo a fare sì che non vi fosse il provvedimento di sospensione dal servizio chiesto dalla Procura. «Il prof - precisano i legali - non insegna più perché si è dimesso spontaneamente. Lo ha fatto per ragioni personali e familiari dopo che, saputo dell'inchiesta, avevo deciso di auto-sospendersi dal servizio». Ora si tratta di capire quale sarà l'evoluzione della vicenda giudiziaria. Non ci sono altre denunce e le storie di altre relazioni bollente con studentesse minorenni restano confinante alla dimensione di dettagli non penalmente rilevanti. Gli avvocati Distaso e Vianelli non escludono l'ipotesi che il professore decida di chiedere il patteggiamento in indagini (non si va in udienza). «Non perché non sia colpevole - hanno precisato - ma per uscire definitivamente e senza eccessivo clamore da una vicenda dolorosa che lo ha segnato profondamente». Vicenda che, visto il noto cognome che porta, rischia di coinvolgere ingiustamente nello scandalo i familiari.
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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